Il primo dei pregiudizi da sfatare è che Holmes si vestisse in modo ridicolo o inappropriato alle situazioni, come spesso è capitato di vedere nelle trasposizioni cinematografiche, nelle quali si aggira in tenuta da campagna in piena città o accede all’interno di abitazioni signorili continuando ad indossare il mantello e - soprattutto! - il cappello.

Holmes era un gentleman, perciò sapeva bene che esiste un abito per ogni occasione e, senza essere un dandy, usava nel vestire un tocco di eleganza e sobrietà; almeno, quando non se ne andava in giro per Londra travestito da marinaio o da vecchietta. C’è tuttavia da fare una distinzione tra ciò che appare nel testo e quel che si vede nelle immagini di Paget che sono, per consuetudine, considerate come para-canoniche. Secondo il testo, Holmes vestiva con quelli che Watson chiama “consueti abiti sportivi” (SCAN) o, in casa, con una vestaglia da camera e un paio di pantofole (ABBE, BLUE). Solo in occasioni di concerti o visite ad importanti personaggi Holmes usava look più impegnativi, come abito da società e mantello (CHAS). Portava spesso come soprabito una redingote a doppio petto (EMPT, HOUN, NORW) o un “ulster”, cappotto lungo fino ai piedi, da viaggio (BLUE, STUD), come del resto faceva Watson (BLUE, SCAN).

Per quel che riguarda le illustrazioni, ne dobbiamo ricordare una famosa (HOUN), nella quale i due amici sono riprodotti mentre vanno a passeggio in Regent Street con una splendida marsina e un cilindro fiammante. Certamente, però, il copricapo più noto di Holmes non è questo cilindro, bensì il famoso cappellino da cacciatore.

Per conoscere tutti i dettagli del canone e tutte le voci relative ai particoli di Sherlock Holmes ricordiamo il volume enciclopedico di 200 pagine  Il Diciottesimo Scalino da cui è tratta anche questa voce.