“In un’aula di una non meglio identificata università americana, l’austero professor Biddler si accinge a mostrare a una trentina di studenti lo spezzone di un film con l’intento di spiegare alcune sue teorie sugli effetti sonori. Nel silenzio generale le luci vengono spente e il proiettore viene messo in funzione dalle esperte mani di Miss Ridgeway, la segretaria del corso. Quando qualche minuto più tardi le luci si riaccendono, il professor Biddler giace morto, e un nitido foro di proiettile sulla nuca testimonia con grande chiarezza cos’è accaduto. Chi è stato? E soprattutto come ha fatto l’assassino, al buio e in silenzio, circondato da tutte quelle persone, a commettere il delitto? Incaricato del caso è il giovane tenente Phelan, noto per le sue brillanti intuizioni ma anche per i modi sbrigativi, poco adatti a un ambiente protetto e riservato come quello accademico…”. Da tenere presente anche la storia del suicidio di Brown, avvenuto diverso tempo prima, uno studente di Biddler con il quale aveva avuto un duro scontro.

Ecco in poche parole il contenuto di Assassinio all’Università di Thomas Kyd, Polillo editore 2007. In realtà l’autore si chiamava Alfred Bennett Harbage, uno dei più importanti studiosi di Shakespeare (almeno ai suoi tempi), che scelse come pseudonimo Thomas Kyd in omaggio ad un famoso drammaturgo inglese della seconda metà del cinquecento.

Andiamo a vedere più da vicino questo tenente Phelan. All’inizio si sa subito qualche particolare su di lui dal colloquio tra il capo della polizia Cleveland Jones e il procuratore distrettuale Newbold. Cioè che ha avuto già qualche successo dovuto non solo alla fortuna e che non ha certo dei modi raffinati. Newbold “Dopotutto, Phelan è un tipo piuttosto rozzo. E qui dovrà confrontarsi con i professori e gli studenti di un’università. Perché mandare un toro in un negozio di porcellane’”. Inoltre, dato che  è stato un pugile, “Finirà per picchiare il preside”. Mandibola massiccia, fuma sigarette e talvolta anche il sigaro. Colpito dalla signorina Ridgeway. “Le sue labbra carnose erano naturalmente rosse e, come gli occhi e i capelli molto scuri, formavano un affascinante contrasto con il pallore della pelle”. In certi momenti non le stacca gli occhi di dosso. Non può fare a meno di proporle un appuntamento che lei accetta. A disagio nel mondo dell’università “troppo complesso, troppo popolato, troppo arbitrario nel suo modo di essere”. Alcune sue tipiche espressioni lungo tutto il libro mettono in rilievo il suo carattere che appare, comunque, solo sbozzato: sbuffa, digrigna i denti, impreca, si irrita, esplode, non ha voglia di scherzare, risponde bruscamente. Di solito non è volgare ma ad un certo punto riempie “l’aria di invettive dozzinali, colorite, accese, focose”. Una volta passa anche alle vie di fatto con due sonori ceffoni seguiti da altri due a Pavy, un ragazzo innamorato della signorina Ridgeway.

Sappiamo che da giovincello si era innamorato di una cavallerizza. Le prime fasi di un caso gli ricordano la pesca d’altura praticata con canne lunghissime. Lanciare la lenza è un po’ come incontrare gente, fare domande in giro, leggere lettere ecc…Si sente abbastanza determinato ma gli manca l’esperienza. Occorre sapere interpretare bene i segnali della lenza. Organizza bene una serata mondana. Cena, gioca a bowling, a flipper, passeggia e balla con

la signorina Ridgeway. Sa giocare a scacchi ma lo considera un gioco “pretenzioso”. Ha imparato dal suo capo Cleveland Jones più preparato di lui. Phelan comunque gioca d’istinto e sa metterlo in difficoltà. Ancora una volta, come in altri libri, i pedoni sono chiamati pedine (orrore!). Di nuovo colpa del traduttore? Gioca anche a biliardo. In un momento di crisi “Perché diavolo ho abbandonato il ring!”. L’arguzia non è il suo forte e quando fa una battuta brillante si riempie di orgoglio. Riesce a scampare ad un attentato per la sua forza fisica, per il suo “addome robusto e muscoloso”.

Il libro è stato pubblicato nel 1946, anno di nascita del sottoscritto, e questo non so se me lo rende più simpatico o antipatico. Fa parte di quei romanzi polizieschi in cui tutto viene risolto in fondo dal detective di turno. In questo caso dal tenente Phelan. Un prodotto dignitoso logorato dal tempo.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it