Così vengono chiamati negli Stati Uniti gli Edgar Awards, un premio letterario di grande prestigio creato nel 1946 e che quest’anno ha raggiunto la 62sima edizione. Gli Edgars (dal nome di E.A. Poe, santo patrono della letteratura poliziesca e dell’evento) sono ben undici e coprono i vari generi che la ‘letteratura del mistero’ abbraccia: dal premio per il miglior romanzo - il più importante - a quelli per il miglior primo romanzo di autore americano, il miglior paperback, il miglior resoconto di crimini reali, il miglior testo critico/biografico e così via, fino a includere la letteratura per ragazzi, il teatro, gli episodi televisivi e le sceneggiature cinematografiche. Ogni anno un gruppo di oltre cinquanta giudici si concentra sulle centinaia e centinaia di romanzi, racconti, testi critici, drammi, episodi televisivi e film che vengono presentati, individuando per ogni categoria una cinquina di Nominee, al cui interno la sera della premiazione è annunciato il vincitore.

La cerimonia si è tenuta al Grand Hyatt Hotel di New York lo scorso primo maggio, e siccome questa volta c’ero anch’io, grazie alla nomination ottenuta dal mio A Counter-History of Crime Fiction nella sezione critica/biografia, posso raccontare com’è andata… Va detto innanzitutto che Grand Master della serata - il massimo onore riservato dall’associazione Mystery Writers of America a uno scrittore di polizieschi - era Bill Pronzini, autore di una sterminata serie di romanzi, molti dei quali vedono come protagonista il ‘detective senza nome’ (‘Nameless detective’). L’evento si è aperto con un aperitivo offerto ai Nominee (l’occasione per foto di gruppo e per socializzare), seguito dalla cena, cui hanno partecipato circa 550 invitati. Con l’umor macabro che caratterizzava la serata - intitolata “Death Becomes Us”, qualcosa come “La morte ci dona”… - ogni partecipante ha ricevuto a mo’ di segnaposto una confezione di “Death Mints”, le mentine dalla scatola nera a forma di bara!

Terminati il cibo e la conversazione, ha avuto inizio la premiazione vera e propria, presentata dal noto annunciatore televisivo Al Roker (NBC), che con la sua implacabile e irresistibile vena sarcastica ha fatto a pezzetti i discorsi di oratori e premiati, rivelandone con verve corrosiva luoghi comuni e ipocrisie. Il premio per il miglior romanzo è andato a Down River di John Hart, quello per il miglior primo romanzo a In the Woods di Tana French, quello per il miglior paperback a Queenpin di Megan Abbott, quello per il miglior testo critico ad Arthur Conan Doyle: A Life in Letters (cfr. http://www.sherlockmagazine.it/notizie/3103/), curato da Jon Lellenberg, Daniel Stashower e Charles Foley, pronipote dello stesso Doyle. Tra le sceneggiature ha vinto quella di Michael Clayton, scritta da Tony Gilroy.

E’ stata una serata interessante e istruttiva, che mi ha rivelato molto sulla cultura americana: l’importanza della competizione come motore per la creatività, le dinamiche dell’editoria commerciale, un business che comporta grandi investimenti e grandi guadagni, e ancora le concessioni degli speakers a una certa retorica dell’individuo. Il momento più bello è stato forse quello finale, quando a cerimonia conclusa le porte della sala si sono aperte su un atrio pieno di pile di libri e di borse bianche di carta, che chiunque poteva riempire. Per chi ama la lettura questo è stato un vero attimo di paradiso, di gioia incredula e di ritorno all’infanzia con i pacchi sotto l’albero. Il giorno dopo tutto era finito, ma entrando in una libreria di New York chi vedo se non Bill Pronzini? Non l’avrei certo riconosciuto se quella sera agli Edgar non ci fossi stato anch’io…