-Strano.-Lo è per lei. Per me è cosa normale: è difettosa dall’esterno. Comunque questo taglia la testa all’asino, non crede? La porta si può solo aprire dall’interno.

-Al momento dell’omicidio chi c’era in casa?.

-La moglie, il figlio, la segretaria, il maggiordomo. E la cuoca ovviamente. Nient’altro.

-Perché ha detto la cuoca ovviamente?.

-Perché il Senatore amava la buona cucina. Adorava il cioccolato, poi. Pensi che l’abbiamo trovato con la bocca sporca di cioccolato:e le dita ne erano sporche. E per terra una cartina di stagnola.

-Un cioccolatino?.

-Probabilmente. Ma una grossa confezione assortita era aperta sullo scrittoio, e parecchie erano le carte presenti.

-Ispettore, ce n’era un’ altra lì, indicando un mobile a ribalta. Molto più assortita.

Ellery si avvicinò. Era una confezione ricchissima di cioccolatini Avalance, i migliori. Ne scartò uno per portarlo alla bocca, ma, prima che lo mettesse in bocca, si accorse di qualcosa che lo mise in allarme: sulla carta del rivestimento si notava un piccolissimo foro. Esaminò gli altri e notò che questo piccolissimo insignificante foro era presente su tutti. Ruppe il cioccolatino e un odore caratteristico di mandorle amare raggiunse le narici dei tre uomini lì attorno.

-Ma..cosa? esclamò il commissario.

-Cianuro!.

Lo volevano proprio morto!.

-Già. Ma perché ucciderlo, sparandogli, se..?.

-Già. Perché? A proposito, vorrei parlare col maggiordomo chiese l’Ispettore Queen.

Velie gli condusse un tipo dinoccolato, con un’aria impassibile, e la faccia e l’espressione più di un becchino che di un maggiordomo.

-Non vi chiamerete mica Jarvis, spero.

-Vi disturba, Signore?.

-Vi chiamate proprio..?.

-Jarvis, per servirla.

-Questa poi...

S’intromise Ellery.

-Questa scatola l’ha mai vista? indicando quella avvelenata.

-Oh, sì signore. Certamente sì. L’hanno portata ieri sera.

-Chi?.

-Non so. Hanno suonato. Sono andato ad aprire ed era lì, per terra. Una bellissima confezione, perfetta, con un biglietto di ringraziamenti.  Il Senatore l’ha letto, ha aggrottato le sopracciglia, dicendo che non conosceva il nominativo riportato

-Che era...

-Aspetti un po’ signore.. M.M..Mulligan, sì. Mulligan Vera. Non conosceva questa signora, ma poi s’è detto che probabilmente non l’aveva presente. Certo che doveva conoscerlo bene però, perché i gusti erano proprio quelli del Senatore: cherry, brandy, noce, fragola, arancia!.

-Mi fa vedere dove l’ha trovato?.

Uscirono.

-Qui. Il punto era vicino ad una delle colonne del porticato. Ellery ad un tratto notò un bagliore, un luccichio: si inchinò e raccolse qualcosa che mise in tasca. Sembrava qualcosa di metallo.

-C’era solo lei quando ha trovato questo pacco?.

-In casa, dice? No, no. C’erano tutti quelli che ci sono ora.

-E dov’erano?.

-La signora Rita, la moglie e i due figli nella sala da pranzo dall’altra parte della casa; la segretaria al primo piano, la cuoca in cucina, lì indicando una porta due metri da quella d’ingresso.

-Comunque, il Senatore ieri era già tornato con un pacco sotto il braccio. Era una scatola di cioccolatini: me ne aveva offerto uno. Erano alla cannella: sa, il Senatore ne era letteralmente pazzo !.

-Grazie, Jarvis. Ah, aspetti. Riconosce questa chiave?.

Jarvis la esaminò.

-Dov’era, Signore?.

-Nella serratura, ovviamente.

-Guardi, Signore, che la chiave di questa porta è andata persa molto tempo fa. Strano che sia apparsa ora.

-Sicuro?.

-Sulla testa di mio figlio morto in guerra!.

- Perché non chiude la porta dall’esterno e lo fa solo dall’interno?.

-Non so signore.

-OK. Può andare.

-La moglie e i figli da quando vivono qui, Jarvis?, chiese il Commissario Brady mentre il dinoccolante maggiordomo stava andando via.

-Non vivono qui, ma a Richmond !.

-Ma allora, che ci fanno qui? Per quale motivo..?.

-Sono qui? Li aveva convocati il Senatore stesso: aveva in mente di cambiare il proprio testamento e voleva informarli di ciò. Oggi avrebbe dato lettura di altre disposizioni.

-Ecco il movente. Ma..cosa diceva?.

-Signore, come vuole che io possa saperlo? Dovrebbe chiedere al Procuratore.

-Non capisco.

-Ispettore, il Senatore era un mio amico. Mi ha pregato di leggere io il testamento. Ma, non ho avuto alcuna parte nel redigerlo. Era un testamento olografo, di sua mano.

-Dov’è?.

-In quella cassaforte indicando un armadio massiccio.

-Sa la combinazione?.

-No.

-Velie, dobbiamo aprirla. Vedi se qualcuno conosca la combinazione, ma non credo. In caso negativo, porta qualcuno che possa aprirla.

-Ci sono io, s’intromise l’Agente O’ Rourke.

-OK.

Mezzora dopo stante l’impossibilità di aprirla canonicamente, O’ Rourke era riuscito ad aprirne lo sportello, facendo ricorso a delle fiale di acido solforico che aveva versato in buchi che aveva praticato tutt’attorno alla combinazione. In un’atmosfera soffocante per i fumi, tanto che dovettero spalancare le finestre in pieno inverno, con la neve che cadeva fitta fitta, lo sportello spalancato lasciò vedere che dentro la cassaforte..non c’era traccia di testamenti.