Ellery dormiva ancora, quando suonarono alla porta: erano due poliziotti, il Sergente Velie e l’Agente O’ Rourke che chiedevano di suo padre.

- C’è l’Ispettore Queen?.

- Diavolo, ma chi è che disturba di domenica?.

-Ispettore, è il Procuratore che ci ha mandati: deve vestirsi e venire con noi.

-Ma cosa c’è di tanto urgente da buttarmi giù dal letto alle 8,30 di domenica mattina?.

-Un omicidio. Hanno ucciso il Senatore Banner.

-Questa poi...

Mezzora dopo l’Ispettore pronto per uscire si rivolgeva al domestico filippino.

-Quando Ellery si sveglia, digli che se vuole, mi raggiunga a….

-Son pronto, Pa’.

Ellery tutto vestito con in testa l’immancabile cappello da pescatore, lo aspettava sulla soglia.

-Ho sentito la tua conversazione e mi son vestito. Vengo con te.

Così i quattro si avviarono a casa del Senatore Banner.

Nella 6^ Avenue si ergeva la casa del Senatore, più una villa che un palazzo: aveva caratteristiche palladiane, e somigliava alla casa di Jefferson: risaliva ai primi dell’ 800.

Entrarono.

Una folla di poliziotti, scientifica e squadra omicidi li attendeva: alcuni stavano rilevando le impronte digitali, altri stendevano i rapporti sulla base delle testimonianze.

Un agente con una folta zazzera bionda li fermò.

-Dove andate voi?.

-Sono l’Ispettore Queen. Mi ha fatto chiamare il Procuratore Distrettuale Fallagan.

-Scusate. Vi attendono lì, e indicò una porta aperta. Beh, in verità più che aperta sembrava spalancata, o meglio non c’era proprio, giacchè giaceva di lato tutta sgangherata.

Indicandola Ellery chiese:

-E’ stata buttata giù per entrare qui?.

-Sì, per l’appunto. Ma..chi è lei?, esclamò il Procuratore.

-E’ mio figlio. Si ricorda..ha risolto il caso del Morto che danzava.

-Ah..è lui?. E lo squadrò per bene, dalla testa ai piedi e viceversa.

-Non si offenda Ispettore, ma suo figlio non è che sembri particolarmente sveglio.

-Infatti. Sì, è proprio così. Ma Le assicuro che poi, al momento giusto, parte in quarta!.

-A proposito della porta..Perchè è stata buttata giù?.

-Era chiusa dal di dentro!, esclamò un altro tipo vestito con un soprabito ed un cappello alla Bogart.

-Ma perché tutti si vestono così? Mah..

-Ma lei si è visto allo specchio?, rispose quello piccato. Sembra un pescatore che ha lasciato la canna e gli stivali da qualche parte.

-Ma lei chi è?.

-Sono il Commissario Brady.

-Oh Oh, il famoso Commissario Brady. Ma non era andato in pensione?.

-Giovanotto, non le permetto questo tono.

-Ok, OK, non si scaldi

L’Ispettore fece un cenno al figlio, come a dire di non scaldarsi. Poi..

-Il Senatore dov’è?.

Gli indicarono una figura immobile, sotto un telo. Un uomo, grosso, imponente, vestito con una veste da camera di seta cremisi, giaceva oscenamente scomposto, con un piccolo foro di proiettile all’altezza della tempia destra.

-Si è sparato con questa. E indicò una pistola cal.22.

Ellery portò la canna alle narici: era stata usata, non c’era ombra di dubbio.

-Caso risolto, esclamò Richard Queen.

-Ma perché ci avete chiamati?.

-Ecco..veramente c’è una cosetta.., disse il Commissario.

-Il Senatore era mancino: un mancino si sarebbe sparato alla tempia sinistra non a quella destra. Per di più, da qualche mese aveva riportato una semiparalisi del lato destro per cui..per forza comn la sinistra avrebbe dovuto operare. Ma...

L’Ispettore obiettò.

-Ma se si fosse girato col tronco avrebbe anche potuto impugnare la pistola con la sinistra e puntarla alla tempia destra!.

-E’ vero papà, ma il proiettile avrebbe seguito un’altra traiettoria: prova un po’. Vedi?.

-Sì. Ma questo sai a cosa ci porta?.

-Il Senatore è stato ucciso. In una camera chiusa dall’interno, che solo lui poteva aprire o chiudere. Ovviamente non avete trovato nascondigli di alcuna sorta in cui qualcuno si sarebbe potuto celarsi...

-No. In questa camera non c’è niente. Nel salone, c’è un’apertura segreta, nel camino, ma..non conduce a nessuna parte:  il soffitto del passaggio è crollato e neanche in tempi recenti, vista la quantità di ragnatele presenti.

Ellery si guardò attorno. Era uno studio, con due grandi finestre protette da inferriate. Le provò: solidissime. E di puro ferro. E non c’era il minimo segno che attestasse che potessero essere state tolte e rimesse e cementate.

-Quindi la porta era chiusa dal di dentro?.

-Certamente. A chiave. A doppia mandata. Nessuna possibilità che sia stata chiusa dall’esterno. Prima che me lo chieda, le dico che sulla chiave non vi sono raschi che possano indicare che sia stata presa con una pinza e girata, né vi è un qualche accidente a carico della serratura: è una comunissima serratura, e quando la porta è stata buttata giù era ancora innestata nella toppa e girata.

-Ma siete sicuri che non sia stata chiusa dall’esterno?.

-Certissimi. Vede, se infila la chiave dall’esterno non gira, si blocca, mentre gira solo dall’interno.