2. Juliet, Pauline e la chiave per il quarto mondo

Parecchi attori coinvolti, abbiamo detto. A dire il vero questa storia potrebbe essere raccontata con semplicità, se ci si volesse limitare alla semplice cronaca. Un omicidio, perché è di questo che parleremo, di solito ha due protagonisti assoluti: la vittima e l’assassino. Ma non è la semplice descrizione dei fatti ad interessarci, bensì i meccanismi segreti della mente umana, i diabolici disegni che una personalità distorta può tracciare tra le pieghe invisibili del confine tra realtà e immaginazione.Parleremo quindi di Juliet Marion Hulme e Pauline Parker. E di Walter Andrew Bowman Perry, l’uomo con i baffi neri e folti, ingegnere inglese. Di Hilda Marion ed Henry Hulme. E ancora di Honora Parker ed Herbert Rieper. Infine, davvero non è possibile lasciare da parte Gina e Deborah. Chi siano queste ultime è semplice da spiegare. L’unica difficoltà possiamo trovarla nello stabilire il loro ruolo nella tragica vicenda del 22 giugno 1954, quando Honora Parker Rieper venne uccisa e la vita di molte persone cambiò per sempre.Procederemo con ordine, dalle due persone che in tutta questa storia avrebbero dovuto rappresentare l’innocenza, due ragazzine, e che invece hanno incarnato l’essenza stessa del male: Juliet e Pauline.

Juliet Marion Hulme ha avuto un’infanzia difficile, condizionata da salute cagionevole e separazioni dolorose. Proprio a causa di problemi ai polmoni, soffrendo di bronchiti acute, è costretta infatti a vivere in luoghi dal clima particolare - dai Carabi al Sudafrica, alla Nuova Zelanda - lontano da ciò di più caro che una bambina possa avere: i genitori. Suo padre, il dottor Henry Hulme, è uno studioso molto importante, rettore dell’università di Canterbury – e collaboratore nel progetto inglese per la costruzione della bomba all’idrogeno. Non è il benessere economico a mancare alla famiglia Hulme.

Pauline Parker Rieper condivide con l’amica Juliet alcune sofferenze. Anche lei da piccola ha avuto dei problemi molto seri quando si è ammalata di osteomielite, malattia che l’ha costretta a lunghi periodi in ospedale. Ne uscirà con una leggera zoppia e una lunga cicatrice su una gamba. Di famiglia meno agiata rispetto agli Hulme, Pauline vive con la madre, Honora, e suo padre Herbert Rieper, il quale gestisce una piccola attività. Ma la malattia le ha segnato fortemente il carattere: cupa e silenziosa a scuola, tra i suoi coetanei, irascibile e scontrosa a casa. Una ragazza difficile, che troverà con Juliet una nuova dimensione alla sua esistenza fino ad allora scialba.

Proprio a scuola, durante le ore di educazione fisica, Juliet e Pauline hanno costruito la loro amicizia. Entrambe esonerate dall’attività fisica hanno scoperto il piacere di parlare, di gioire della presenza l’una dell’altra. Crescerà velocemente, la loro amicizia, divenendo forse – come le famiglie stesso hanno sospettato – qualcosa di più. Bellissima e impertinente, Juliet, meno bella e introversa Pauline, insieme troveranno il modo di lasciarsi alle spalle i piccoli problemi quotidiani, sfruttando una fantasia senza limiti e inventando un mondo immaginario, divertendosi a impersonare ora quello ora quest’altro personaggio: dame, eroi, farabutti. Il quarto mondo, così lo chiamano. Qualcosa che va oltre anche all’idea di Paradiso, oltre le porte del tutto. Un luogo dove poter vivere serenamente ogni fantasia, senza i condizionamenti del mondo esterno, quello reale.

È nel quarto mondo che prendono vita Gina e Deborah.

Nell’interpretazione continua dei personaggi del loro mondo immaginario anche le due amiche hanno un ruolo di primo piano. Così Pauline diventa Gina, Juliet Deborah.

E così i contrasti familiari sfumano alle loro spalle, genitori e insegnanti diventano incorporei. Non ci sono problemi per Gina e Deborah, aiutate dai loro amici del quarto mondo, un regno di cui loro due, solo loro due, posseggono le chiavi.

Non era importante che i genitori fossero preoccupati, che arrivassero addirittura a consultare dei medici per comprendere meglio lo strano rapporto tra le due ragazze. La parola omosessualità era pronunciata a denti stretti, uno spettro silenzioso e imbarazzante.

Tutto questo non era importante per Juliet e Pauline.

Lo era ancora meno per Deborah e Gina.

Nel quarto mondo tutti i problemi avevano la giusta soluzione. Solo nel quarto mondo, però.