Dopo alcuni saggi e pubblicazioni filosofiche, debutta nel campo della narrativa Diego K. Pierini, studioso di cultura digitale apprezzato anche in campo radiotelevisivo, con SubLimen (Edizioni Ensemble), una serie di brevi racconti legati da un fil rouge che si trova in qualche modo dentro ogni essere umano: inquietudine, mistero, alienazione, inafferrabilità, imprevisto.

La sorpresa di leggere Pierini, come spiega nell'introduzione Ivan Cotroneo, scrittore, sceneggiatore e regista napoletano, è «la non appartenenza a un genere o a una tradizione» di questi 15 racconti. «Anche dove leggiamo rimandi a una tradizione anglosassone (e penso agli sdoppiamenti di Glamorama di Bret Easton Ellis o a certo Ballard), Pierini ha il coraggio di reinterpretarli a suo modo, così come ha il coraggio (e la forza) di inventare e imporre al racconto una lingua che sembra sfidare l'asciuttezza che spesso di queste storie è il tratto caratteristico.» La mente corre persino a Edgar Allan Poe, per quel gusto dell'orrido e dell'incubo tipico del famoso scrittore americano.

In SubLimen la narrazione è considerevole, precisa, raffinata, cerebrale. Prevale lo stile aulico e ampolloso di chi la lingua la conosce bene ed è stato influenzato dalla tecnica cinematografica. Lo spazio e il tempo fuggono dalla logica e da ogni legame con la realtà. Tutto è evocato piuttosto che raccontato, iniziato ma non terminato, creando un senso di spaesamento e turbamento nel lettore, con il supporto di qualche immagine horror. Le città, le persone, gli eventi di questi racconti sono nebulosi, sfuggenti, cupi. L'autore punta piuttosto l'attenzione su una profonda ricerca interiore, sul peso della propria disperazione, sul disorientamento («Mi sento vittima di un orologio impazzito, le cui lancette vorticose spezzano ad ogni maledetto giro le ali dei miei desideri»). Con abilità crea dubbi e punti interrogativi nella mente del lettore, per condurlo fino al punto in cui dovrà «dipanare da solo senso e spiegazioni.»

Il libro appartiene a un progetto artistico ampio e crossmedia che tocca anche la musica e il cinema: da uno dei racconti (Il compagno perduto) è stato infatti tratto un cortometraggio di 27 minuti (Focus - Compagno perduto) di cui Diego K. Pierini è co-regista oltre che sceneggiatore.

Il racconto Alla velocità della luce, invece, sviluppa l'idea di un brano musicale intitolato Lightspeed Summer e incluso nell'album dei Lost Breath Middle Children of History, uscito lo scorso 31 ottobre per Revalve Records. Per maggiori informazioni: www.sublimen.net.

Diego K. Pierini, classe 1979, lavora nel settore televisivo. Autore di «Parla con me», di Serena Dandini, ha collaborato anche con «The Show Must Go Off», «Voyager» e altri programmi dedicati al cinema. Appassionato di fantascienza, tecnologie e retrocomputing, (stra)parla di cyberfilosofia dalle frequenze di EcoRadio. Ha pubblicato per Cooper il saggio 2.0 Noi, Robot sul rapporto tra uomo e macchina. Ha scritto di filosofia, società, scienze per le riviste Aperture e I fogli di Oriss. Dirige dal 2007 LoudVision, portale di informazione cinemusicale.