E riaccesa da quel lampo di passione esclamò:- Non c’era abbastanza da far disperare una persona? Potete immaginare gualche cosa di peggio?Con uno sforzo su se stessa, che non sfuggì all’occhio osservatore di Sheila, ella si calmò nuovamente. L’ispettore e Sheila si scambiarono degli sguardi pieni di significato.- Sentite, non era egli il capitano del volo Canadian Pacific Airlines 21? - chiese Sheila. - Parlo del Douglas DC-6, precipitato nei pressi di 100 Mile House nella British Columbia dopo l’esplosione di un dispositivo. Persero la vita tutti i 46 passeggeri e i sei membri dell’equipaggio?- Sì.

- Se rammento bene la storia di quel incidente o attentato, non è stato ancora stabilito niente, mi pare che soltanto lui si sia salvato, non è vero?

- Sì, soltanto lui. Ed egli fu l’unico che tornò in Inghilterra dal Canada.

- Già, e corsero voci... era stato fortunato ad ammalarsi proprio il giorno prima del volo? Almeno mi pare di aver sentito questo, ma potrebbe darsi che fossero soltanto chiacchiere.

- Io so che si diceva questo, - rispose la signora De La Hire - ma le indagini della polizia canadese hanno appurato che egli era realmente ammalato. Se la sua malattia fosse stata una simulazione allora si dovrebbe parlare di attentato e in questo caso Lawrence Dudley, per un’infamia simile, si sarebbe fatto pagare profumatamente.

- Certo e si dice appunto che si fece pagare.

- No. Questo non lo credo. Egli tornò qui come prima, e sino a che non ebbe il comando di un altro aereo si trovò senza un centesimo. Lo so perché dovetti mantenerlo. Durante il tempo in cui fu senza denaro, egli si mantenne abbastanza temperante. Se le voci che correvano fossero state vere, vi pare che egli sarebbe rimasto così senza farsi dare del denaro da chi gli aveva commissionato l’attentato. No, non può essere così, lo conosco bene!

- Non ne dubito. È tornato poco fa dal suo ultimo viaggio, non è vero?

- Sì, aveva avuto il comando di un Boeing 727, della United Airlines.

- E questa volta aveva molto denaro?

- No. Quando tornò aveva poche sterline. Aveva già speso in puttane tutta la sua paga mensile.

- Nella stanza manca nulla che possa avere un valore? - disse l’ispettore. - Avete rinvenuto voi qualche cosa?

- No.

- E nemmeno gli altri inquilini della casa?

- No, per quanto io sappia.

- Benissimo, signora De La Hire, dirò due parole alla vostra domestica ora, poi vi pregherò di venire di sopra con noi.

La domestica si chiamava Eleanor Curtis. La sua grande agitazione si era placata. Ella era divenuta cupa e silenziosa. Ella non volle rispondere all’interrogatorio.

- Avete detto che non è necessario che parli, se non lo desidero, ed io non lo desidero.

Questo è quanto le si poté cavare di bocca. Salvo che in risposta ad una domanda riguardante il signor Reeve, ella con impeto esclamò:

- Se è del signor Reeve che sospettate, non troverete nulla a carico suo. Egli è un gentiluomo ed io non vi dirò niente.

E si rinchiuse in un assoluto mutismo.

Dopo di che la signora De La Hire col dottore, l’ispettore e Sheila salirono al piano di sopra. Tutto era in ordine perfetto, dal pianterreno alle scale. A quanto sembra, le scale erano state spazzate prima che si fosse fatta l’orribile scoperta.

Nondimeno Sheila e l’ispettore le esaminarono scrupolosamente e da vicino. L’ultimo piano della villa consisteva in due piccole stanze, le camere da letto della signora De La Hire e di Eleanor Curtis. Niente mancava in esse, tutto era in ordine perfetto.

Il piano di mezzo conteneva la stanza del morto, la stanza di miss Steele e quella del signor Reeve. L’ispettore seguito dagli altri entrò nella camera del signor Reeve.

Quella stanza mostrava evidentemente il disordine e la trascuratezza dell’individuo che l’abitava. Dovunque c’era una grande confusione. Le coperte del letto in disordine ricadevano in terra da una parte, e le sedie erano capovolte. Sheila si guardò intorno e vide che non c’era nessun vestito appeso alle pareti ne altrove.

- Già - rispose la signora De La Hire - negli ultimi giorni egli aveva preso l’abitudine di tenerli tutti nei bauli. Sembrava che da un momento all’altro dovesse partire.

- Quanti bauli ha? - domandò l’ispettore. - Soltanto questi due?

- Solo quei due.

L’ispettore li esaminò e provò a sollevare i coperchi.

- Sono chiusi tutti due. Credo che faremo bene a prenderci la libertà di dare un’occhiata entro questi bauli.

Trasse di tasca un mazzo di chiavi, le provò tutte sulle serrature, ma nessuna le aprì. Allora Sheila s’inginocchiò, guardò attentamente con l’aiuto di un fiammifero entro le serrature, poi prendendo di tasca un temperino, dopo un attento e paziente lavoro, aprì una dopo l’altra le due serrature e sollevò i coperchi dei bauli.