La doppia vita di M. Laurent di Santo Piazzese, Sellerio 2013.

Se volete un libro colto, elegante, ricco di citazioni questo fa per voi. Personaggio principale che racconta in prima persona, Lorenzo La Marca, amico del commissario Vittorio Spotorno, lavora al Dipartimento di chimica applicata, ex sessantottino, abita al quarto piano di una palazzina tutta sua che affitta (mica male l’amico), si sposta con una Golf, fuma Camel, beve liquori (anche un Campari va bene), lettore accanito, sorella Maruzza con due figli, “fidanzato” con Michelle, belloccio medico della polizia.

Siamo a Palermo negli anni… insomma quando c’è Bertinotti. Un morto su un marciapiede bagnato dalla pioggia colpito al cuore da un colpo di pistola. Trattasi di Umberto Ghini, antiquario, con bottega a Palermo e a Vienna. Ed ecco che il nostro si trova invischiato in questa storia.

Una storia con al centro il negozio di antiquariato Kamulùt e il commercio di contrabbando di opere d’arte. E dopo un centinaio di pagine variopinte veniamo a conoscenza che il padre di Michelle, Monsieur Laurent… (lasciamo la scoperta aio lettori).

Qui comincia l’avventura che si porta dietro un bel po’ di osservazioni: Palermo con le sue strade, le sue piazze, i suoi orrori e le sue bellezze, battute sulla Mafia, (se estirpata andrebbe ricreata per i turisti), sullo scrittore seriale del giallo, pizzicate agli idealisti rivoluzionari del passato, alla giustizia di oggi, personaggi vivi e concreti con pizzico di umorismo (la Decana, l’ubriaco, l’affittuaria). Il caso, come una pelargonia secca o grassa o la parola “catasto” che viene fuori da un incontro con un ubriaco, ad offrire nuovi spunti per le indagini. C’è rimuginamento, azione e pericolo per lo stesso Lorenzo, aiutato dall’amico commissario, di mezzo pure… ma non scopriamo troppo le carte dell’autore.

La doppia vita di M. Laurent, di Santo Piazzese fa parte dei gialli “citazionisti”. Di quei gialli, insomma, dove non conta solo la storia giallistica in sé, ma anche la raffica di citazioni culturali (libri, film, canzoni, opere ecc…) che l’autore ti scarica addosso ad ogni piè sospinto. Dove anche i gatti casalinghi si chiamano Kay e Scarpetta e uno di passaggio è spiccicato a quello di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany (guarda la combinazione). Finale da mystery con ricostruzione minuziosa degli avvenimenti alla Golden Age dove tutti i tasselli del puzzle si incastrano perfettamente (solo un punto mi pare deboluccio) e una lettura, via, che risulta piacevole anche con la caterva delle citazioni, espresse in forma spigliatamente ironica. Senza scene di sesso ed è pura meraviglia.