Ma torniamo alla Parigi del primo Novecento... Il gusto per lo scenario della Belle Epoque e i canoni del filone dal commissario ardito ma sfortunato, i personaggi femminili, la banda dei delinquenti chespalleggiano il super criminale erano ormai ben presenti nella mente del pubblico. Tutto era già fissato ma... mancava forse qualcosa che rendesse impareggiabile una figura di super criminale. Souvestre e Allain vi arrivarono quasi per caso dopo aver pubblicato su L’Auto (antesignano de L’Equipe) un paio di romanzi a puntate di un certo successo uno dei quali, Le Rour, metteva le basi per il personaggio che li avrebbe resi famosi. Siamo nel 1911, Parigi è in piena fioritura dopo l’alluvione dell’anno precedente che l’aveva allagata. (E chi segue le avventure del professionista ha potuto leggere una gustosa avventura, ricca di riferimenti letterari dal titolo Vendetta per vendetta nella ristampa Il Professionista Story, dedicata alle avventure del nonno di Chance Renard… se l o avete perso è disponibile in e-book!). Inizio secolo, ma le nuove tecnologie irrompono nella vita quotidiana. Le nuove automobili sfrecciano veloci, si diffondono le armi automatiche e malavita e polizia cambiano volto. Esistono ancora gli Apaches, coloriti e feroci malfattori di quella Parigi da corte dei miracoli della tradizione di Hugo, ma fanno la loro comparsa nuovi criminali. Spesso legati a motivazioni politiche. Gli anarchici lanciano bombe e sparano con le doppiette, assaltano banche a bordo delel nuovissime Darraq e Deleon.

E dal 1907, il ministro degli interni Pierre Clemenceau ha creato un nuovo corpo di polizia, le brigate mobili, dotate di moderne tecnologie investigative e addestrati nell’uso della pistola, della canne, della Savate. Insomma anche la scena criminale si modernizza. E qui arriva Fantomus (questo il nome originale del personaggio che l’editore equivocò e chiamò Fantomas). Una grande saga criminale destinata diffondersi per 32 episodi sino alla tragica fine, proprio a bordo del panfilo affondato nel mare artico, come il Titanic (giusto per non perdere di vista un avvenimento di cronaca famoso in tutto il mondo). Fantomas il suo avversario-gemello il commissario Juve e il giornalista Fandor spariscono nelle profondità dell’oceano. Ma dietro di loro hanno lasciato una serie di avventure straordinarie, scritte a ritmo indiavolato con una pletora di personaggi tra cui lady Beltham, complice e vittima di Fantomas, Helene, la figlia, innamorata di Fandor che poi scopre di non essere affatto figlia del criminale, ma ne è ugualmente morbosamente perseguitata dalla gelosia. E poi gli Apaches, i complici spietati, pittoreschi, terrificanti. Nel 1914 Souvestre (che molti ritengono autore della maggior parte dei testi) muore ucciso dalla influenza spagnola. In seguito Allain resusciterà il personaggio con minor successo ma l’immortalità di Fantomas si concreta soprattutto nelle filiazioni più o meno autorizzate in altre forme di narrativa.

Sin dagli esordi il cinema ha proposto numerose versioni più o meno efficaci del mito di Fantomas. Per me, a lungo il Fantomas cinematografico è rimasto quello con Jean Marais e Louis de Funes diretto da quello stesso André Hunebelle che aveva girato anche i film di 0SS117 oltre il già citato I misteri di Parigi. Una saga chiaramente parodistica divertente e “pop” nel suo mix di riferimenti alla cultura dell’epoca. Recentemente ho recuperato diversi dei film originali. In particolare mi è piaciuto Fantomas di Jean Sacha, ambientato (e girato) nel 1947 con una giovanissima e quasi irriconoscibile Simone Signoret nel ruolo di Helene. Una storia che anticipa persino la spy story con soluzioni fantastiche e all’avanguardia sui tempi (con tanto di camere della morte sorvegliate da tv a circuito interno ed elicotteri).

Poi c’è la collana bellissima che Fruttero e Lucentini dedicarono (pur con qualche taglio...) a Fantomas unendo il fiuto al genio con l’idea di far illustrare le copertine a Karel Thole cheche evoca un’atmosfera sinistra e quasi sovrannaturale. Perché il Male di Fantomas è bello proprio perché ha qualcosa di inumano. Nei fumetti malgrado qualche tentativo francese e una riproposta recente in una collana belga, Fantomas ha dato i suoi migliori risultati proprio in Italia. Diabolik ne reinventa il mito mantenendo la rivalità con il commissario, (Juve diventa Ginko) e la compagna (lady Beltham diventa Eva) ma si trasforma in qualcosa di nuovo che lancerà poi in Italia il fenomeno dei fumetti neri che susciterà l’indignazione dei benpensanti e degli educatori. Diabolik è il figlio di Fantomas, ma un figlio che supera il maestro e, se non lo oscura, fa la leggenda nella leggenda. Ma l’ombra di Fantomas sembra voler travalicare i confini del tempo e dello spazio. In Messico ne vengono realizzate versioni a fumetti che fondono varie tendenze dal noir al superoistico mescolandole con le classiche storie di eroi mascherati che ci riportano al Santo(in particolare Fantomas Aguila). E In Italia recentemente proprio Bernardi, Cajelli, Ponticelli, Catacchio e altri lavorano a progetti i spirati al genio del male.