Nell’estate del 1908 tutta Europa segue da vicino il processo di un macellaio di nome Renard, accusato di aver ucciso un banchiere, e ovviamente tutta la stampa si impegna a scavare nella vita dell’uomo per dare al pubblico particolari sordidi e scabrosi. In questo periodo anche i quotidiani italiani danno risalto ad un particolare imperdibile: a casa dell’assassino vengono trovati romanzi di Sherlock Holmes, Nick Carter... e Lupin!

Il numero di ottobre 1908 di “Je sais tout” vede in copertina un primo piano di Maurice Leblanc: un grandissimo onore che denota il successo dei suoi racconti. «Le incredibili avventure di Arsène Lupin hanno appassionato il mondo intero» si legge sotto la foto di quell’autore che la rivista non esita a definire «le Conan Doyle français»: un traguardo davvero inaspettato, per uno scrittore che ha iniziato proprio divertendosi a parodiare lo stile dell’autore britannico.

Mentre però la rivista osanna il suo autore più amato dal pubblico, contemporaneamente Pierre Lafitte non se sta certo con le mani in mano: lo stesso anno la sua casa editrice (Pierre Lafitte et Cie) raccoglie in volume un romanzo a puntate di un giornalista de “Le Matin”, che è passato anche lui al giallo. Il romanzo è Il mistero della camera gialla (Le mystère de la chambre jaune) e il giornalista si chiama Gaston Leroux. Non passa molto che Lafitte spinge l’autore a passare nel “lato oscuro” del poliziesco: invece di storie di indagatori buoni, perché non scrive anche lui di un perfido criminale proprio come ha fatto Leblanc? In attesa di essere pubblicato anch’esso per la Pierre Lafitte et Cie, il 23 settembre 1909 appare su “Le Gaulois” la prima puntata di un romanzo destinato a fama imperitura: Il fantasma dell’Opera (Le Fantôme de l’Opéra). «Le fantôme de l’Opéra a existé» esordisce Leroux, stuzzicando il lettore e facendogli credere che il suo oscuro Erik – non proprio un grande criminale ma di sicuro non un buono – è realmente esistito.

Come si è visto, Leroux scrive per il quotidiano “Le Matin” ma i suoi racconti di maggior successo li pubblica altrove: il giornale, all’epoca il quarto più letto del Paese, decide di voler cavalcare anch’esso la moda dei “cattivi protagonisti”. Ma a questo punto non basta un ladro come Lupin o un “fantasma” come Erik, serve qualcosa di più: un signore del male! Dal 7 dicembre 1909 iniziano le puntate settimanali de “Le Matin” in cui Léon Sazie racconta le nefandezze compiute da Zigomar, criminale mascherato che usa la Z per contrassegnare le sue malefatte. (Chissà se pensa a lui lo scrittore pulp Johnston McCulley quando il 6 agosto 1919 pubblica su “All-Story Weekly” la prima avventura del suo personaggio, che contraddistingueva con la Z le sue imprese di giustizia: la Z di Zorro.) Proprio come Lupin, anche il perfido Zigomar ha la sua nemesi personale, il poliziotto parigino Paulin Broquet, ma non disdegna affrontare un mito letterario anglofono come Nick Carter, proprio mentre è ancora forte l’eco di Lupin che affronta Sherlock Holmes.

La febbre del crimine sembra inarrestabile. Una cosa sono i precursori britannici come Raffles o gli “antenati” come Rocambole, autoctoni ma ottocenteschi: la mania del momento è raccontare di criminali moderni nella contemporaneità francese.

Questo concetto, ben chiaro a Pierre Lafitte, lo coglie anche un altro editore come Arthème Fayard, che agli inizi del Novecento eredita dal padre una casa editrice: il giovane è così coraggioso da puntare sul pulp e fondare la Modern Bibliothèque. In un momento in cui i libri costano 3 franchi e 50 centesimi, Fayard presenta opere complete e illustrate... a 95 centesimi!

Come se non bastasse questa innovazione, Fayard vuole pubblicare testi inediti e non, com’è antica usanza, raccogliere in volume testi già apparsi a puntate su altre riviste. (Quello che fa appunto la Pierre Lafitte et Cie.) Nell’aprile 1910, mentre Lupin, Erik le Fantôme e Zigomar intrigano il pubblico con i loro crimini, Fayard si incontra con un talentuoso giornalista sportivo, Pierre Souvestre, e il suo giovane collega, il venticinquenne Marcel Allain. I due hanno da poco pubblicato un racconto giallo, Le Rour, che Fayard apprezza ma mette subito in chiaro le cose: niente poliziotti e segugi, vuole che i due scrivano per la sua collana una serie di romanzi con protagonista un grande criminale. Gentiluomo come Lupin, genio criminale come Zigomar e fantôme come Erik.

Il 14 gennaio 1911 Souvestre e Allain firmano il contratto con Fayard per una serie di romanzi con protagonista il criminale il cui nome è venuto in mente agli autori durante un viaggio in metropolitana, scrivendolo subito sul biglietto della corsa: Fantômus. Però Fayard legge male il biglietto stropicciato consegnatogli, così lo strano franco-latinismo dei due autori diventa... Fantômas, il mito nato da un minestrone di eroi negativi.