Le inchieste del colonnello Reggiani di Valerio Massimo Manfredi, Einaudi Stile Libero Big 2015.

Cinque racconti su opere d’arte rubate e recuperate. Tipo “La Muta” di Raffaello, la “Madonna di Senigallia” e la “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, due Perugini, un Dono Doni, un Boccanera, tanto per dare un’idea. A capo del recupero il colonnello Reggiani di Roma, vedovo con figlia Teresa di quattordici anni piuttosto gelosa e allora relazioni occasionali in segreto e con senso di rimorso.

Una bella squadra sotto il suo comando che esegue alla perfezione gli ordini in varie parti d’Italia e anche all’estero, per esempio in Sudamerica e in Jugoslavia. Contro ladri, tombaroli, ricettatori, trafficanti internazionali per smascherare i quali è necessario infiltrare qualche elemento della polizia, trattare gli eventuali acquisti delle opere rubate, pedinare, inseguire, sparare, se necessario, e insomma rischiare la propria incolumità. Coraggio e destrezza, all’occorrenza portamento distinto ed eloquio forbito che i mascalzoni si nascondono spesso sotto sembianze altolocate. Spunti sul colto Reggiani che fuma pensieroso Marlboro e su qualche personaggio.

Storie leggere, semplici, piuttosto ripetitive nella loro composizione. Leggere, dicevo, e semplici. Anche troppo.