L’inferno è alle porte di Bill Pronzini, Mondadori 2016.

“Oh, avrebbe scatenato l’inferno, senza dubbio. Un inferno allo stato puro”. Siamo a pagina 120 e l’inferno, Pete Balfour, brutto da far paura (piccolo, grassottello, bocca da pesce persico preso all’amo e scolatore indefesso di Jack Daniel’s) in parte l’ha già scatenato. Preso di mira da Ned Verriker con quella frase che lo nominava primo sindaco della Valle degli Stronzi (la battuta è sulla bocca di tutti gli abitanti della piccola città di Six Pines nella Sierra californiana), ha provocato un incendio alla sua casa dove è morta bruciata la moglie, mentre lui, maledizione, non c’era.

Ora studia un piano per farlo fuori che deve pagare le sue stupide prese in giro. Nel frattempo ha imprigionato Kerry Wade (poteva essere una testimone pericolosa), moglie dell’investigatore privato Bill che tenterà in ogni modo di ritrovarla con l’aiuto di Jake Runyon, collega di una sua agenzia investigativa a San Francisco. E con l’aiuto, poco collaborativo, del vicesceriffo Broxmeyer a corto di uomini e di budget. Tre personaggi che si alternano durante il racconto con le loro storie personali, fatte spesso di sofferenza: Pete, Kerry e Bill, vicenda di quest’ultimo svolta in prima persona.

Praticamente la Vendetta, la Ricerca e la Lotta per la liberazione. Dubbi. ripensamenti, domande, paura, assillo, movimento continuo e scontro che si intrecciano a formare palpiti di viva tensione. Traduttore Mauro Boncompagni e questo è già, di per sé, una sicurezza.