Il commissario cade in trappola di Hakan Nesser, Guanda 2016.

La storia è sempre quella. C’è un assassino in giro che taglia le teste con una specie di machete in una cittadina come Kaalbringen: il Tagliateste. Poi ci sono quelli senza testa,  un paio all’inizio e un altro più avanti. C’è la polizia che indaga, mettiamo con il commissario Van Veeteren che sbevazza volentieri insieme ad altri colleghi, tra cui una donna, con le loro problematiche di vita familiari o sentimentali. Poi ci si infila l’assassino e, senza farne il nome, naturalmente, lo si segue, per un po’, nei suoi incubi o deliri ricorrenti per vedere l’effetto che fa. Andando avanti si setaccia la vita dei morti ammazzati e tutta la città negli angoli più bui, si fanno interrogatori a non finire, si schiaffano in qua e là dubbi, assilli, tormenti, magari tra una partita e l’altra di scacchi che fa contento il sottoscritto, si crea un’atmosfera di panico in cui sguazza la cronaca cittadina, ci si infila un cretino che si autoaccusa e alla fine ecco il colpo a sorpresa uguale spiccicato ad altri millanta colpi a sorpresa che non fanno più sorpresa. Il tutto ben scritto, bene organizzato e ben risaputo.

Non se ne può più. Ma sarà la vecchiaia.