Rebus indecifrabili di Ian Rankin, Longanesi 2016.

Così a braccio in qua e là senza un ordine preciso.

Intanto alla fine c’è l’autore che parla di sé e della nascita del suo più famoso personaggio: John Rebus (da qui il gioco di parole del titolo). Una sbirciatina gliela darei subito.

Ventinove racconti. All’inizio un impiccato innocente con un tuffo nel passato per scoprire la verità, la confessione e la ritrattazione di un assassino (perché?), una macchina che esplode insieme al ladro che l’ha rubata, la bella Jaguar XJS del brigadiere generale Sam Dean. Scampato all’IRA o c’è dietro qualcosa di più personale?

Ecco un bel personaggio: Frank “vecchio sporco vagabondo o parassita” su una panchina al Meadows che coglie la parola “guerra” nel colloquio fra due individui, lui fissato su una “cospirazione planetaria.” Meglio avvertire Rebus. Non ci sarà una guerra ma qualcosa, comunque, accade e dieci sterline sono una bella ricompensa per il nostro Frank, assillato dal dubbio “Cosa ci farà con quei soldi?.”

Altro personaggio particolare (lo troveremo più avanti) Bernie Few “l’Artista della fuga” dalla prigione con il problemino che si lascia facilmente catturare come se lo volesse. Appena “uscito” prima un sasso contro la finestra del salotto della ex moglie, poi nel bel mezzo di Princes Street mandando tutti all’inferno, ed infine sbronza allo Scott’s Bar dove lo attende il nostro Rebus (va sempre lì). Capace di aiutarlo pure a risolvere il mistero del bandito “Costoletta” Mackay.

Un morto ammazzato, ovvero ciò che ne è rimasto dello scheletro, sotto un edificio in demolizione. Trauma da corpo contundente al cranio, la gamba sinistra rotta e il mignolo sinistro storto. Rebus al lavoro per scoprirne l’identità. Un viaggio a ritroso nel 1960, un incidente in barca con morto affogato che nessuno ha mai visto, una capatina alla National Library sul George IV Bridge per dare una scorsa ai giornali del tempo che qualcosa ci si può ricavare.

Omicidio. Un impiccato appartenente alla compagnia teatrale che sta recitando proprio “Scene da un impiccato”. Ma guarda un po’. Allora come svelare il mistero? Come scovare l’assassino tra diversi soggetti? Per Rebus basta sedersi a vedere…(lo scoprirete leggendo) e il gioco è fatto. Con il solito sergente Brian Holmes a macerarsi d’invidia su come il capo riesca a risolvere i casi più difficili, mentre lui è lì che attende il suo momento di gloria.

Sbirciatina affettuosa ai cambiamenti di Edimburgo dove opera il Nostro ora alle prese con un incendio doloso. L’uomo è ridotto male ma ancora vivo. E’ un ornitologo che fa del birdwatching con il suo binocolo e pare infastidire una certa signorina Hooper che si sente osservata, molto osservata. Però, però, c’è qualcosa che non quadra. Rebus ripensa all’incendio e al suo amico sergente Hendry, anch’egli appassionato di birdwatching. E, proprio da lui, arriva la soluzione.

Bulli ad un processo “Maniche arrotolate, tatuaggi in bella mostra e sogghigni circondati da peluria”, figli di quella città ma come appartenenti ad una civiltà diversa “cresciuti a base di film di Schwarzenegger e sigarette scroccate”. Rebus al lavoro questa volta con diretti al naso e alla mascella.

Domenica. Momento di solitudine per John in una città ormai piena di mendicanti, ricordo dei genitori divisi, una luce, un lampo, la lotta con uno spacciatore, la sua uccisione. Fu davvero un incidente?

Suicidio di una giovane ragazza nella vasca con i polsi tagliati, ricordo della figlia portata via dalla moglie che lo ha lasciato. Sono passati anni e ormai ha perso i contatti. Alla fine dell’indagine in un pub. Un bicchiere. Magari due.

E ancora crimine passionale in una città che non sembra passionale, i trucchi di una radio privata, la terribile angoscia di un amore finito, lettere d’amore che provocano morte e lettere ricattatorie, strani furti nel solito quartiere, un ragazzo scomparso di un vecchio amico, “La lettera rubata” di Edgar Allan Poe a creare un’idea e sviluppare un personaggio, qualche Babbo Natale particolare messo al punto giusto, fantasma che gira di notte, strano tappeto che inchioda il colpevole e via e via e via.

Personaggio principale John Rebus, ispettore di Edimburgo del 1947 (se non sbaglio), arruolato nell’esercito, finito nei paracadutisti della SAS, esaurimento nervoso e convalescenza, poi nella polizia, ex moglie Rhona che vive a Londra con la figlia Samantha, fratello minore a Kirkcaldy. Manifesta senza problemi le sue simpatie e antipatie di lettura (un libro di Hammet lo definisce “Decisamente campato in aria”), ama il cruciverba, il jazz ma non la musica country, grugnisce, si incavola di brutto, sbatte le porte, whisky e birra a go-go,  ricordi, ricordi, e ricordi, della ex famiglia, dei genitori, degli amici, di criminali, di una ragazza con cui, forse… il ballo, il destino, scelte diverse…alla fine in qualche bar o pub con il bicchiere in mano mentre là fuori la notte è “piena di possibilità e incidenti, di casualità e destino, di pietà e paura.”

C’è John Rebus, dicevo, soprattutto come uomo con la sua complessa personalità; ci sono gli altri personaggi, poliziotti e criminali sbalzati magnificamente; c’è la città di Edimburgo vista nei suoi molteplici aspetti e nella sua evoluzione (spesso con i tifosi del calcio per strada); c’è il morto ammazzato e l’assassino, ci sono tutti i trucchi del mestiere sedimentati da secoli di letteratura poliziesca per coinvolgere il lettore e depistarlo. Ci sono cinquecento settantuno pagine in genere di buono e ottimo livello. Scrittura pulita, semplice, senza inutili sbavature e ampollosità con momenti di vario sentimento, dalla rabbia, all’angoscia, alla malinconia, al simpatico sorriso. Essenziale. Ecco, “essenziale” è proprio l’aggettivo giusto.

Buona lettura.