Un caso bizzarro per il commissario Carra di Claudio Arbib e Rodolfo Rossi.

Ultimamente ho letto diversi libri del “Giallo Italia” per vedere cosa ti inventano i nostri compatrioti. Qualche volta con soddisfazione e più spesso con un certo sconforto. Diciamo la verità (ovvero la verità di chi dice diciamo la verità). Il fatto è che ci sono in giro millanta gialli o gialletti tutti uguali spiccicati e uno non ne può più di leggere le solite tiritere. Vediamone alcuni punti in comune.

1) Intanto il commissario con contorno di sottoposti. E qui, naturalmente, c’è: si chiama Carra. Laureato, colto, divorziato da una moglie amata e che ama ancora. Niente bambini, matrimonio sfilacciato, ormai senza senso. Suo amico professore Luigi Bevilacqua (meglio di google per il commissario) che conciona di pittori surrealisti e metafisici (un ripassino fa sempre bene). Passeggiate, ricordi, sogni, incubi che lo tormentano. Non mancano i sottoposti con le loro caratteristiche personali: Di Giacomo, Tuozzi, Marzullo e Vittoriani (se ricordo bene), compreso il dialetto che porta vivacità al dialogo e alla storia.

2) Di solito esiste il superiore rompipalle che deve per forza dire la sua e avvertire che su, in alto, ma in alto alto, qualcuno desidera che si faccia in una certa maniera. E anche questo lo si trova a pizzicare il nostro Carra con il suo eloquio infiorettato di citazioni latine che spingono al sorriso.

3) Ogni storia ha il suo “caso” o i suoi “casi”. Bene, qui ne abbiamo praticamente quattro: quello  “bizzarro” del titolo si riferisce al ritrovamento di un elefante morto, o meglio, di una elefantessa (in seguito si saprà che se ne è “andata” causa overdose). Ottimo il personaggio di Attilio Cecconi, il barbone incazzato nero che cerca di scassinare un furgone frigorifero per inserirvi gli eventuali pezzi dell’incredibile animale. Accanto a questo la sparizione di un ragazzo dai capelli verdi, la vicenda di un bambino rom rapito che già si enuclea fin da principio e la morte per overdose di una prostituta rom. Quattro problemini tutti sul groppone del nostro Carra.

4) Oltre al “caso” o ai “casi”, dietro alla pura indagine c’è sempre uno sguardo  alla società. Vedi, nel presente contesto, il problema della droga, del traffico degli stupefacenti reso più consistente dalle novità tecnologiche (via internet, per esempio), lo sfruttamento vigliacco delle prostitute e dei ragazzi che può coinvolgere persone inimmaginabili come un prete. Una parte cruciale svolta con piccoli tocchi di delicata commozione anche attraverso i ricordi degli sfruttati. Aggiungo le minchiate dei politici, la critica delle forme del lavoro sempre più astratto (leasing, banqueting, franchising) e via di seguito.

5) Spunti sul luogo dove si svolge la vicenda. In questo caso Roma “con i suoi marciapiedi coperti di automobili, con i suoi bidoni della spazzatura stracolmi, i suoi muri coperti di manifesti elettorali abusivi…”, e perfino una veloce carrellatale sulle varie parti della città postate come in un caleidoscopio.

6) Qualche personaggio particolare un po’ a macchietta. Il già citato Attilio Cecconi e, aggiungo, la signora altezzosa, moglie di un ambasciatore presso la Santa Sede, che fa venir voglia di prendere a calci in culo.

7) Naturalmente una trama giallistica bene organizzata che non faccia capire subito dove si va a parare. E qui, bene o male, ci siamo.

Dunque le solite cose. Ciò che distingue, che può distinguere ogni giallo o gialletto tra i millanta in circolazione è  soprattutto il linguaggio, la potenza della scrittura, la capacità di evocare emozioni e sentimenti. In una parola, lo stile.

E allora? E allora questa è una storia che si fa leggere volentieri, dove accanto alla parte drammatica della dura, schifosa realtà (certi personaggi, sbozzati con pochi tocchi, rendono bene l’idea) convive una tenera delicatezza e un soffio di sorriso. Anche il personaggio principale, ovvero il commissario Carra, risulta ben costruito, afflitto da problemi esistenziali che il classico uomo comune si porta appresso. Al termine perfino un quiz per i lettori appassionati d’arte e di enigmistica. Che volete di più?