Una mente per uccidere di P.D.James, Mondadori 2022.

Questa volta seguirò i miei appunti e vediamo che cosa viene fuori.

Siamo nella clinica psichiatrica Steen e il dottor Paul Steiner sta “lavorando” con un paziente disteso sul divano. E’ venerdì, giorno in cui viene effettuata anche la terapia elettroconvulsiva del dottor James Baguley che gli procura un bel fastidio insieme ad altri rumori, fino a quando arriva un urlo animalesco della dattilografa Priddy. Qualcuno ha ucciso la signorina Enid Bolam, funzionaria del reparto amministrativo, nell’archivio. 

Passiamo al sovrintendente Adam Dalgliesh, alto, bruno e asciutto di Scotland Yard che è ad un ricevimento dell’editor per la ristampa del suo primo libro di poesie, attratto dal fascino della signorina Deborah Riscoe. Provare o non provare?…Il dubbio è cancellato dalla telefonata di Scotland Yard.

Ora lo becchiamo davanti all’uccisa colpita alla testa con un grottesco feticcio e al cuore con uno scalpello dal manico nero. Occorre mettere sotto pressione tutto il personale. Interessante il colloquio con il segretario del comitato direttivo Reginal Lauder. La signorina Enid Bolam gli aveva telefonato per fissare un appuntamento perché qualcosa non andava da tempo nella clinica. Che cosa?…Importante pure l’orario. Alle diciotto era ancora viva mentre il cadavere era stato scoperto alle diciannove. Quaranta minuti cruciali e per Dalgliesh l’assassino è ancora all’interno della clinica…

Altro punto da tenere presente, un classico, Enid Bolam era in possesso di una discreta cifra lasciatale dallo zio che ora andranno nelle tasche della cugina Mariom, infermiera nella stessa clinica. 

I colloqui continuano, tutto il personale è messo sotto pressione, si scandagliano i movimenti, gli umori, i rapporti che si sono evoluti, le simpatie e le antipatie. Ognuno si apre, dice la sua e si appura che la morta godeva soprattutto di quest’ultime.

L’indagine si rivela stressante, arrivano momenti di stanchezza e incertezza “Per la prima volta non si sentiva sicuro, quasi avesse a che fare con un’intelligenza che lavorava attivamente contro di lui e che era pari alla sua.” Anche i protagonisti partecipano in qualche modo all’indagine scambiandosi le loro osservazioni. 

La James dimostra grande abilità nella costruzione dei personaggi, delle loro relazioni e dei vari ambienti ottimamente realizzati tra complicazioni familiari, tradimenti passionali, ricatto, un altro morto ammazzato ed un gatto, ovvero il gatto Tigre che avrà la sua parte.

Alla fine Dalgliesh è un po’ amareggiato, deve liberarsi di quella “tetraggine” che lo affliggedopo l’indagine. E allora…allora perché non telefonare alla signorina Deborah Riscoe?…