La prigione di Georges Simenon, Adelphi 2024.

“Alain ha trentadue anni ed è un uomo ricco e affermato. Dirige una rivista di successo. Vive a Parigi e conosce tutte le persone più importanti. Conduce una vita frenetica dividendo il tempo tra gli impegni di lavoro, quelli mondani, la moglie, che incontra quasi di sfuggita tra un impegno e l’altro, e le numerose amanti occasionali. Tra le altre scappatelle c’è stata anche la cognata, la sorella di sua moglie; questa storia però è finita da circa un anno.

Un giorno, mentre Alain torna a casa sotto un diluvio torrenziale, (è così che comincia il libro) c’è un agente di polizia che lo aspetta e lo prega di seguirlo nella sede della polizia giudiziaria perché è successo qualcosa di imprecisato a sua moglie. Gli chiede anche se ha una pistola e dov’è. Alain non trova la pistola ma questa è una sorpresa di poco conto al confronto di quella che gli comunica poco dopo il commissario. Sua moglie ha assassinato la sorella senza apparenti spiegazioni.”

Bene, sappiamo tutto sin dall’inizio. Chi è la vittima e chi l’assassino. Questo potrebbe demotivare il lettore mentre, invece, lo incuriosisce, attira ancora di più la sua attenzione per conoscere che cosa avrà preparato in seguito il grande Simenon. Già, che cosa ci ha preparato?…

Intanto un excursus esterno ed interno di un personaggio complesso come questo di Alain Poitaud. Un riccone con dimora a Parigi e una abitazione in campagna nella foresta di Rosny, dove vive il piccolo figlio Patrick di cinque anni con la tata. Un riccone, conosciuto in tutta la città, che tradisce senza scrupoli, baldanzoso e spiritoso tanto da riferirsi spesso agli altri con “Cocco”, “bimba” o “bello mio” e alla moglie Jacqueline, giornalista free-lance sempre carina e accondiscendente, con “Micetta”.

Un uomo di successo borioso, cinico, superficiale e insopportabile che improvvisamente si trova davanti ad una svolta nella vita. A dover confrontarsi con il commissario Roumagne, con i fotografi, con l’avvocato Rabut, con il cognato Roland Blanchet, con il suocero e, naturalmente, con la sua Micetta che si scusa con lui. Perché?…

Il dramma in cui è caduto scatena una serie di riflessioni su se stesso, scardina le sue certezze con qualche lieve apertura di umanità. Tutto preso da un frenetico movimento tra continue bevute di doppi scotch e whisky, invischiato in una serie di dubbi e domande sulla moglie, sull’amante, sui genitori di quando era piccolo. Non riesce a capire e trovare un equilibrio, si sente intrappolato come in una specie di prigione.

Ma la storia esterna? Come andrà a finire? Ci sarà qualcosa di nuovo? Qualcosa che complichi ancor più gli avvenimenti? Già l’aveva intuito suo cognato con una risposta particolare. E allora la sorpresa ci sarà, ci sarà…

Buona lettura.

P.S.

Un grazie all’Adelphi per la ripubblicazione delle opere di Georges Simenon.