Copertina cartonata giallo scuro, un micino che ti guarda fisso negli occhi, titolo in rosso, nome e cognome dell’autrice in nero, pagine centododici. Ecco a voi Dei gatti e degli uomini di Patricia Higsmith, Archinto 2007. Un altro Leggero che mi ha fatto compagnia lungo le passeggiate all’aeroporto di Ampugnano. Tre racconti, tre poesie e una esperienza personale dell’autrice che hanno per protagonista uno degli animali domestici più amati o disprezzati: il gatto. Ed essendoci di mezzo la nostra Patricia non poteva mancare un altro elemento essenziale nei suoi racconti: il morto. Dunque il gatto e il morto. Anzi il morto ammazzato. Una bella coppia.

Primo racconto Qualcosa che il gatto ha portato in casa. Il gatto della famiglia Herbert porta qualcosa in casa. Due dita rigonfie con un anello (l’inizio mi ricorda quello di La signora in verde di Arnaldur Indridason quando una bimba trova un osso umano). Sconcerto. Esitazione. Andare o meno dalla polizia. Tenere o seppellire le dita. Si decide di metterle dentro una scatola dopo avere tolto l’anello che porta le iniziali W.R-M.T. Si scopre che appartiene ad una persona scomparsa. Si scopre anche l’assassino che confessa l’omicidio per motivi di gelosia. E allora cosa fare?

Secondo racconto La più grossa preda di Ming. Ming è un grosso gattone amato teneramente da Elaine e odiato da Teddie. Tutto il racconto è basato sui momenti di pericolo e salvezza che il nostro gatto deve affrontare per uscire vivo dalle grinfie di Teddie. Fino allo scontro finale…

Terzo racconto La cassetta per gli uccelli vuota. Qui ad essere sinceri il morto ammazzato non c’è, ossia ci può anche essere nel bambino non voluto da Edith che era caduta quasi intenzionalmente dalle scale per non averlo dato che “l’idea di partorire la metteva nel panico”. Elementi essenziali: una cassetta vuota per gli uccelli, un piccolo animale che scivola via dappertutto senza farsi prendere, una gatta per catturarlo. Il tutto simbolico. La gatta come una specie di acchiappafantasmi che tormentano l’animo della protagonista.

Poi, dicevo, tre poesie viste con gli occhi di un gatto e l’esperienza personale della Higsmith, un piccolo peana a tutta la razza gattifera. Citati Chandler, Simenon, Poe e i loro gatti. Sta a vedere che me lo prendo uno anche io.

 

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