Nella mia lunga vita di lettore ho letto di tutto e di più (nei limiti dell’esistenza umana). Sia in fatto di autori che di case editrici. Voglio dire libri di case editrici importanti, note ad un vasto pubblico, ma anche di case editrici minori, quasi del tutto o del tutto sconosciute. E perfino libri in cui l’autore e la casa editrice coincidono perfettamente. Insomma l’ho fatta un po’ lunga per presentarvi L’altra verità-Omicidio sulla scacchiera di Mario Filippo Caliò, edito dallo stesso Caliò nel 2007, che mi sono procurato attraverso la libreria specializzata “Le Due Torri” di Bologna (un saluto a tutta la banda!).

Marco Jorio lavora come investigatore nella Celbus Investigazioni di Milano sotto il dottor Santetti. Magro come un chiodo, persistente, volitivo e caparbio ama il suo lavoro e riesce a concludere brillantemente le indagini che gli affida il suo capo. Fra cui quella di ritrovare il “Rosso”, ovvero Max, fratello della contessa Mafalda Colonna, la cliente che, sebbene “mignotta” (o proprio per questo, aggiungo io), frequenta i salotti migliori di Milano. Suo collega Vincenzo Cangiello, napoletano verace e la signorina Interlizzi, anziana e rotondetta impiegata. Accanto a questo problema abbiamo anche una finta esecuzione di un barbone con a capo il suddetto Max e una serie di domande che assillano il lettore: questa contessa vuole davvero ritrovare suo fratello, oppure un tizio di nome Fritz, amico intimo di suo fratello, ricettatore di merci di dubbia provenienza? E perché questo Fritz viene ucciso? Che cosa cercava l’assassino nella sua casa? E con chi stava giocando una partita a scacchi? E che cosa ha di così particolare questa partita? E perché la posizione dei pezzi sulla scacchiera è diversa da quella ricavabile da un foglio in cui sono trascritte le mosse? Perché la prima è stata sostituita? Dunque in quella stanza sono entrate due persone prima dell’arrivo del nostro detective e dunque l’assassino sa giocare a scacchi. E a scacchi sanno giocare diversi personaggi tra cui il ragioniere Antoniazzi, la stessa Mafalda, un prete amico di Mafalda e così via.

La storia è raccontata dal detective in prima persona, e in terza sono raccolti brevi spunti riassuntivi  in corsivo. Stile simpatico, a volte sopra le righe (esagerato, insomma), trama complicata il giusto (forse anche troppo) con relative sorprese e “coincidenze”. Idea di base accettabile. Direi di inserirlo senza farla troppo lunga nel reparto giallo-scacchi della propria libreria.  Non è un capolavoro ma nemmeno una schifezza.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it