Lui è Bill Scott. Lei è Eve, la stupenda moglie di un gangster di Miami. Sono scappati a Cuba e ora si trovano in un bar affollatissimo “All’improvviso, lei mi si afflosciò davanti come uno zampillo d’acqua e giacque raggomitolata ai miei piedi”. Eve è stata uccisa con un lungo pugnale dall’impugnatura particolare: una scimmietta accoccolata che si porta le mani agli occhi. Ecco l’inizio di uno dei libri più belli che abbia  mai letto. Anche se si tratta della terza (o quarta?) lettura di L’incubo nero di Cornell Woolrich, Mondadori 2008.

Per Bill si mettono male le cose. Tutto sembra congiurare contro di lui. L’altro pugnale che ha portato con sé (impugnatura diversa con solita scimmietta che si tappa le orecchie) sparito, il venditore che mente. Unica via di uscita la fuga che le prigioni cubane non sono noccioline. Corsa fra i vicoli, aiuto insperato di una donna (Mezzanotte). Salvezza, flash back del suo incontro con Eve. Piccola luce in un tunnel senza speranza. Ritrovare il fotografo che ha scattato una fotografia proprio nel momento in cui erano insieme al bar. Chissà, forse si può sperare di vedere chi ha pugnalato Eve. Ma il fotografo è stato rapito…

Trama semplice, essenziale. Descrizioni accurate delle strade, dei vicoli, dei locali, delle persone. Prosa sicura, creativa, scintillante. Capace di penetrare nei meandri della psicologia umana. Figure a tutto tondo. Vere, reali. Uomini e, soprattutto, donne (sulle “donne” di Woolrich si aprirebbe un capitolo a parte).

Si legge tutto d’un fiato.

E a bocca spalancata (sarà dura recensire altri libri).

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it