Londra,  "Amami, Sherlock", "Sposami", "Sarò tua": una generazione di signore e signorine della buona società inglese aveva perso la testa per Sherlock Holmes, e continuò a perderla per molti anni. Tre interi decenni, se è vero che "Uno studio in Rosso", la prima avvenura del detective, è del 1887 ed ancora nel 1930 le proposte segrete continuavano a fioccare sulla scrivania di Arthur Conan Doyle. Il quale fu, per la seconda volta nella sua vita, costretto a subire gli eccessi del proprio successo. O meglio, della popolarità del suo personaggio. La prima era stata qualche anno prima, quando stufatosi di Holmes lo aveva fatto morire in un fiume per poi trovarsi costretto a farlo risuscitare, in qualche modo, a causa delle minacce di morte che gli erano giunte. Ma in quest’ultimo caso si trattava di lettori che non volevano rinunciare alle proprie letture, e sapevano a chi rivolgersi per far tornare il detective nelle librerie.

Tutt’altra storia quella delle spasimanti di Holmes: una gran parte del pubblico femminile inglese era infatti sinceramente convinto che non fosse un personaggio creato a tavolino, ma uomo in tutto e per tutto. Ossa e carne. Così, complice anche chi ci vedeva l’affare, la cassetta delle lettere di Conan Doyle riceveva missive poco meno letali delle minacce di qulache tempo prima.

Tra le ammiratrici c’era chi era mossa da intenzioni serie, chi invece cercava solo il momento romantico. "Le lettere arrivavano al mio indirizzo, spesso giratemi dall’editore", rivela nell’unica intervista radiofonica mai rilasciata in tutta la sua vita lo stesso Conan Doyle, "per molti Holmes era una persona viva, palpitante, e c’erano moltissime signore che si erano persino troppo affezionate a lui".

La circostanza emerge da una vecchia registrazione, ripescata dopo 78 anni negli archivi della Bbc e della British Library. In essa si sente la voce dello scrittore più venduto di Gran Bretagna insieme ad Agatha Christie raccontare del suo lavoro, della sua vita, del suo compesso rapporto con la propria creatura.

"A sentire l’intervista -  ha commentato Richard Fairman, lo studioso della British Library Sound Archive che si è occupato del restauro - si ha la sensazione di conoscere personalmente l’autore nel momento in cui si leggono i libri". Qualcuno già lo faceva molti anni fa, anche se pensava alla persona sbagliata.