Strane cose, domani di Raul Montanari, Baldini Castoldi Dalai 2012.

A Milano raccontato in prima persona da un assassino che trova un diario su una panchina. L’assassino “per caso” è lo psicologo dott. Danio Ascari, figlio ventenne inquieto, ex moglie Eliana che sola conosce il suo segreto e sola conosce a fondo lui stesso. Fidanzata la bella e intelligente Chiara, altra amante Cristiana assatanata di sesso. Gli piace occuparsi della casa, della spesa, della cucina, in affitto in una palazzina al confine con Chinatown, gioca a scacchi in internet con il ragazzino Armando facendosi aiutare da un software (bricconcello). Ricordi ed incubi in relazione al “Ragno”, l’infermiere pedofilo della sua infanzia, violenze in una colonia scolastica, punizioni corporali, cibo schifoso, le pazienti innamorate, quelle indifferenti ed ostili. Una vita frenetica, resa più complicata dalla conoscenza di Federica, l’autrice dell’agenda-diario con problemi di autodistruzione che cercherà di proteggere.

Erotismo, sesso, passione, sentimento, il padre che cerca un legame con il figlio e l’ex marito che cerca un rapporto più disteso con Eliana, il “dongiovanni” che si esalta e si abbatte, la donna, ovvero le donne riprese nelle loro varie sfaccettature, la violenza più lurida e sporca. Pulizia di scrittura, rispetto per la parola, un’ombra di malinconia che scivola lungo tutto il racconto, qualche sprazzo di critica al mondo in disfacimento: guerre, integralismo islamico, economia in ginocchio, inflazione, povertà. Se c’è qualche passaggio in cui si perde un po’ di “atmosfera” è nelle scene di movimento, di scontro fisico diretto, di “esterno” che mi pare la parte meno riuscita (si fa per dire). Alla fine la pagina si libra nel cielo come una mongolfiera. Ma sì, saliamo in alto che di lassù tutto si ama.