E ancora: il signor Washington Wirth, il quale dava ricevimenti e amava l’adulazione; Hervey Lyne, il paziente Binny, che spingeva la poltrona a rotelle, preparava la colazione e scriveva le lettere del vecchio... e così pure Piè-veloce Smith.Venne il giorno in cui Binny, assiduo lettore di cronaca nera nei suoi aspetti più raffinati, si trovò ad essere nel mirino dell’attenzione pubblica: quando le sue disposizioni furono lette da milioni di persone che fino a quel momento non lo avevano mai sentito nominare: sensazione meravigliosa per lui.I ricevimenti del signor Washington Wirth erano elegantissimi e, in un certo senso, ristretti. Gli invitati venivano scelti con cura e non potevano a loro volta invitare, come oggi si usa, altra gente: ciononostante essi formavano, come osservò Mary Lane, “una strana accozzaglia”. La ragazza aveva accettato l’invito perché era stato Mike Hennessey a portarglielo, e lei provava una certa simpatia per il grasso e letargico Mike. La gente lo chiamava “quel povero Mike” per via dei suoi fallimenti, ma in quel periodo non era davvero il caso di compatirlo. Aveva scoperto Washington Wirth, appassionato di teatro e di tutto quello che riguarda il teatro, e Wirth era ricchissimo.Ma anche assai misterioso. Si supponeva che abitasse nel Midlands e che si occupasse di qualche industria; il suo indirizzo a Londra era l’albergo Kellner, ma non vi dormiva mai. Il suo segretario telefonava un giorno qualunque per fissare l’appartamento Imperiale, e la sera stessa, quando era pronta la cena per venti o trenta persone, e l’orchestra ingaggiata per l’occasione cominciava ad accordare gli strumenti, appariva il misterioso anfitrione, grasso, coi capelli biondissimi e gli occhiali cerchiati di tartaruga. I maligni dicevano che quei capelli biondissimi non erano che una parrucca, ma tale asserzione poteva essere giusta e poteva anche non esserlo.Il signor Wirth indossava abiti dal taglio perfetto, e portava invariabilmente guanti bianchi di pelle morbida. Parlava con voce acuta, in falsetto, e aveva un certo modo tutto suo di battere i tacchi nel baciare le mani alle sue invitate.Queste venivano scelte con la massima cura. Egli eleggeva - se non era Mike a eleggere per lui - il mondo teatrale minore: coriste, attrici secondarie, qualche cantante sconosciuta.Una volta che Mike aveva suggerito di estendere gli inviti a un ambiente un po’ più brillante, il signor Wirth si era scandalizzato.- Non voglio donne poco per bene - aveva risposto.Amava l’adulazione... e ne aveva a volontà. Spendeva generosamente, offrendo regali magnifici; erano dunque perdonabili quelle poverette che, vivendo sull’orlo della miseria, si abbassavano ad adularlo un pochino.Impossibile partecipare senza invito a un ricevimento del signor Wirth: ogni signora riceveva da lui una specie di distintivo oblungo, simile a quello che si porta “al peso” nell’ippodromo di Ascot, e su di esso era scritto il nome.

Ognuno doveva portare indosso in modo visibile questo distintivo, col vantaggio che l’anfitrione poteva conoscere il nome della signora alla quale rivolgeva la parola.

Mary Lane si rendeva ben conto che quell’invito non costituiva affatto un complimento per lei.

- Ho idea che se fossi stava veramente importante non mi avrebbe invitata - disse.

Mike sorrise bonariamente.

- Sei importantissima, Mary... la più importante fra le presenti, mia cara. Il vecchio ci teneva moltissimo a conoscerti.

- Chi è?

Il giovanottone scosse il capo.

- Possiede tutto il denaro di questo mondo.

L’attrice rise. Era bellissima quando rideva, e si era accorta che Washington Wirth, pur essendo occupato in una conversazione molto tenera con due bionde bellezze, la stava osservando con la coda dell’occhio.

- Riceve molto, vero? - domandò la Lane. - Allenby mi ha detto oggi che queste riunioni hanno luogo una volta al mese. Bisogna che sia ricco davvero per tenere ancora la nostra commedia in cartellone! Parola d’onore, Mike, stiamo rimettendoci un patrimonio, all’Odeon.

Mike Hennessey, togliendosi il sigaro di bocca, ne osservò la cenere.

- Io non ci rimetto nulla - fece. Poi, di punto in bianco:

- Il vecchio Hervey Lyne è tuo amico, Mary?

L’attrice rispose negativamente e non senza una certa enfasi.

- No è soltanto mio tutore. Perché?

Mike tornò a ficcarsi deliberatamente il sigaro in bocca.

L’orchestra aveva attaccato un valzer. Il signor Wirth stava volteggiando goffamente, tenendo a braccio teso una signorina dell’Apollo, abituata ad abbracci assai meno riguardosi.

- Credevo che foste in relazione - fece il grasso impresario. - Presta quattrini, non è vero? È così che ha fatto i soldi. Allenby è suo parente?

Vi era un sottinteso nella domanda, e la ragazza arrossì.

- Sì... è suo nipote. - E Mary Lane apparve un po’ confusa. - Perché?

Mike volgeva gli occhi verso la sala senza guardare la sua compagna.