– Mi fa piacere il tuo riserbo, ma non sono d’accordo. – Disse, poi bruscamente: – Stiamo facendo molti cambiamenti a Scotland Yard. Bliss è di ritorno dagli Stati Uniti; era addetto all’ambasciata a Washington. Lo conosci?Alan Wembury fece un cenno di diniego. Aveva sentito parlare del formidabile Bliss, ma di lui sapeva solo che era un abile poliziotto, cordialmente odiato da quasi tutti a Scotland Yard.– Il Reparto “R” non sarà eccitante come lo era anni addietro – commentò il capo strizzando l’occhio – comunque dovresti apprezzare la promozione.– Era un reparto eccitante, signore? – domandò Alan per il quale Deptford costituiva un nuovo territorio.Il colonnello Walford annuì. Il riso era scomparso dai suoi occhi e quando parlò era molto serio.– Stavo pensando al Mago. Mi chiedo: sarà poi vero che è morto? La polizia australiana è quasi certa che l’uomo ripescato nel porto di Sydney sia questo emerito delinquente.Alan Wembury annuì lentamente.Il Mago!Il nome stesso dava un brivido. Ma Alan non aveva paura; il suo coraggio, come militare e come poliziotto, era scolpito a lettere d’oro. Ma c’era qualcosa di sinistro e di inquietante in quel nome, che evocava una visione repellente... i freddi occhi di un cobra.

Chi non aveva sentito parlare del Mago? Le sue imprese avevano terrorizzato Londra. Omicidi crudeli, senza scopo. Coloro che avevano avuto buone ragioni di odiarlo e temerlo erano andati a letto tranquilli, perché i poliziotti sorvegliavano le loro case, eppure al mattino erano stati trovati morti. Il Mago, come l’angelo della morte, era passato e li aveva fulminati nel loro pieno vigore.

– Benché il Mago non tormenti più il tuo reparto, c’è un tale a Deptford da cui dovresti guardarti – disse il colonnello Walford – è...

– È Maurice Meister – completò Alan, e il capo inarcò le sopracciglia.

– Lo conosci? – chiese stupito. – Non sapevo che la sua fama di avvocato fosse tanto diffusa.

Alan esitò, toccandosi i baffetti.

– Lo conosco soltanto perché è l’avvocato dei Lenley – precisò.

Il capo scosse la testa e rise. – Non ci sono ancora: non conosco i Lenley. Ma tu ne parli con un certo rispetto. Ah – aggiunse improvvisamente – ma forse ti riferisci al vecchio George Lenley di Hertford, quello che è morto da pochi mesi?

Alan annuì.

– Andavo a caccia con lui – ricordò il vicequestore. – Gran cavallerizzo, forte bevitore, il tipo del vecchio signorotto inglese. È morto senza un soldo, mi hanno detto. Ha figli?

– Due – rispose calmo Alan.

– E Meister è il loro avvocato, eh? – Il capo fece una risata secca. – Non sono stati ben consigliati se hanno messo il loro patrimonio nelle mani di Maurice Meister.

Guardò oltre la finestra, verso il Lungo Tamigi. C’era già il preludio della primavera, con le nuove gemme che stavano spuntando sui rami degli alberi. Walford non pensava a Meister, ma ai ragazzi a lui affidati.

– Meister conosceva il Mago – disse inaspettatamente, e Wembury spalancò gli occhi.

– Conosceva il Mago? – ripeté.

Walford annuì.

– Non so fino a che punto si spingesse la sua conoscenza, ma sospetto fosse troppo profonda perché il Mago possa starsene tranquillo, ammesso che sia vivo. Affidò sua sorella a Meister... Gwenda Milton. Sei mesi fa il corpo della donna è stato recuperato dal Tamigi. – Alan annuì ricordando il fatto. – Lei era la segretaria di Meister. Uno di questi giorni, se non hai di meglio da fare, vai in archivio; ci troverai tante cose che non sono venute fuori all’inchiesta.

– Su Meister?

Il colonnello Walford annuì.

– Se il Mago è morto non importa più nulla, ma se è vivo... – si strinse nelle spalle e guardò stranamente il giovane detective – se è vivo io so che qualcosa lo riporterebbe a Deptford, e da Meister.

– Che cosa?

Walford fece un sorriso enigmatico.

– Consulta l’archivio e vi troverai il più vecchio dramma del mondo: la storia di una donna fiduciosa e di un farabutto.

Poi, accantonato il Mago con un gesto della mano, tornò a essere il pratico funzionario.

– Prenderai servizio lunedì della prossima settimana. Se vuoi, puoi andare a fare un giro là, così prendi contatto con il tuo nuovo reparto.

Alan esitò.

– Se è possibile, signore, vorrei avere una settimana di ferie – disse, e sotto l’abbronzatura, arrossì.

– Ferie? Ma certo. Vuoi dare la bella notizia alla tua ragazza? – disse Walford ammiccando.

– No, signore. – Ma l’imbarazzo di lui pareva contraddirlo. – C’è una signorina alla quale vorrei comunicare la mia promozione – proseguì impacciato. – La signorina Mary Lenley.

Il capo rise sommessamente.

– Oh, conosci i Lenley fino a questo punto, eh?

– No, signore; lei è stata sempre una mia buonissima amica. Sapete, io nacqui in una casetta nella tenuta dei Lenley. Mio padre era capo giardiniere del signor Lenley e conosco quella famiglia da sempre. Non c’è nessun altro – scosse il capo tristemente – che mi aspetta nel loro villaggio. Io... – Esitò e Walford intervenne.

– Prenditi la vacanza, ragazzo mio. Vai dove più ti piace! E se la signorina Mary Lenley è saggia quanto bella... io la ricordo da bambina, dimenticherà che lei è una Lenley di Lenley Court e tu il figlio del giardiniere! In questi tempi democratici, Wembury, un uomo è quello che è, non quello che era suo padre. Spero che non sarai mai ossessionato dal pensiero di non valere. Perché se così fosse – fece una pausa e di nuovo ammiccò – saresti un maledetto stupido!

Alan Wembury lasciò la stanza con l’inquietante convinzione che sui Lenley il capo sapesse molto di più di quanto aveva ammesso.

         

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