Il tuo lavoro di ricerca è sempre impeccabile: quanto hai impiegato per scovare le “chicche” che leggeremo nel romanzo?A me piace cercare di essere il più preciso possibile negli elementi storici che introduco nei miei racconti, senza però cadere nell’ossessione dell’esattezza a ogni costo. Vorrei che leggendo si percepisse soprattutto l’atmosfera complessiva dell’epoca in cui è ambientata la storia, i modi di pensare, le convinzioni e gli errori, le paure e i desideri dei personaggi. Per il resto considero la storia un po’ come un regista considera la scenografia, un elemento di fondo della ripresa che però non deve mai ostacolare o sovrapporsi allo svolgersi della vicenda. In sostanza mi piacciono e cerco di scrivere romanzi “nella” storia, e non romanzi “storici” in senso stretto, senza quindi indulgere a note a piè di pagina, o lunghi intermezzi di spiegazione sui fatti narrati. Anche perché ho rispetto per l’intelligenza e la cultura dei miei lettori, e immagino che non abbiano bisogno di essere “istruiti”, ma che desiderino invece abbandonarsi al piacere della vicenda narrata per coglierne semmai i continui e sotterranei riferimenti alla contemporaneità. Perché, non dimentichiamolo, anche l’epoca più remota diviene contemporanea nel momento in cui la nostra mente la affronta e ci si cala dentro, fosse anche per la più stravagante delle narrazioni.

          

È uscito anche “A mezzanotte sul ponte scialuppe”, eBook in giallo che hai firmato per Newton Compton: vuoi parlarcene?

In realtà è uscito originariamente in un’antologia cartacea, Estate Gialla. È stata un’occasione per tornare su uno dei temi che mi è più caro, appunto il rapporto tra delitto e magia. Un tema che ha affascinato in passato tanti altri giallisti, molti dei quali come Clayton Rawson o Walter Gibbons furono anche dei maghi professionisti. E insieme anche per raccontare di un altro argomento che mi intriga, il mondo delle vecchie navi da crociera – non quei supermercati galleggianti di oggi – con i loro legni lucidi e gli ottoni di coperta attaccati dalla salsedine, le orchestrine e la cena con il comandante.

         

Cosa ne pensi dell’editoria digitale? Credi che potrà raccogliere l’eredità del pulp classico (serialità + costi contenuti)?

Probabilmente il digitale finirà per essere proprio la versione del pulp del terzo millennio. Infatti possiede di questo le stesse caratteristiche di base: appunto come dicevi un supporto tipografico estremamente economico e la possibilità di adattarsi con facilità al prodotto seriale. E penso proprio che, come il vecchio pulp, cercherà di affermarsi anzitutto attraverso la grafica pirotecnica delle copertine, la cosa che nel baluginio del monitor dovrà attrarre per prima l’attenzione: esattamente come le copertine di una Brundage, di uno Jacono o di un Thole cercavano di svettare negli scaffali delle edicole del buon tempo antico.

         

Per finire, cos’ha in serbo per noi il tuo cappello da mago?

Ah, questo è un terreno minato! Lamberto Desideri, che è stato il maestro di gran parte dei maghi romani, diceva sempre: «Non ripetete mai un giuoco, non anticipate mai quello che state per fare!». A parte gli scherzi, sto girovagando su due o tre cose diverse: una è il nuovo episodio dei Dante cui ti accennavo, un’altra è invece legata a una vicenda misteriosa avvenuta nell’Europa dell’est nel secolo scorso. E c’è poi finalmente un vero romanzo sul mondo della magia, un mondo che ho spesso sfiorato in tanti racconti, ma senza mai descriverlo dal di dentro in modo esauriente. E potrebbe essere proprio il protagonista di “A mezzanotte sul ponte scialuppe” a occuparsene.