Missing New York, di Don Winslow, Einaudi Stile Libero Big 2014.

Manhattan fine agosto, trentanove gradi all’ombra. Pantaloni kaki, giubbotto antiproiettile, fondina con la. 38 Smith & Wesson. Ovvero Frank Decker che deve ritrovare la bambina scomparsa di cinque anni Hailey Hansen. Madre Chery, lasciata dal marito. Organizzazione della ricerca: interrogatori porta a porta, pattuglia cinofila con il superbo cane Nikki, buttati all’aria anche i cassonetti. Occorre fare presto perché quasi la metà dei bambini sequestrati sono uccisi entro un’ora dalla loro scomparsa.  Ricordi di Frank: casa piccola, quartiere tranquillo, padre che lavora per una compagnia elettrica, madre maestra alle elementari, caccia e pesca.

Arriva la bella poliziotta Willie “gambe lunghe, bellissima” a dare una mano e arriva pure Kelly Martinson, reporter “con gli occhi brillanti” e una cascata di capelli. Purtroppo arriva anche la scomparsa di un’altra bambina ritrovata morta. La ricerca è infruttuosa, il caso deve essere accantonato ma Frank è tosto, duro, ostinato. Si dimette, l’obiettivo è riportare a casa Hailey Hansen.

E’ la ricerca dell’eroe onesto e puro, del cavaliere senza macchia e senza paura innamorato della moglie Laura (occhi di un blu stupefacente) che non si lascia vincere nemmeno dalla forza dell’istinto sessuale (non mancano donne affascinanti che potrebbero scatenarlo). Un viaggio in luoghi diversi (Jamestown, Kingstone, Bearsville, New York che “ti aggredisce”) ricreati con poche pennellate, di ricerche su internet, di colloqui, appostamenti, di cazzottoni ben piantati e di pistolettate senza creare il mattatoio sanguinoso tipico di vicende similari.

Un viaggio tra bande giovanili, prostitute bambine, papponi, commercio schifoso di innocenti, ambienti riccastri popolati da relativa fauna e relativa piscina con donna nuda incorporata, (Zoloft e Prozac a portata di mano che anche i vermi pasciuti abbiano i loro guai), mafiosi della vecchia guardia e c’è pure la festa di santa Rosalia a ricordarci il luogo di partenza.

Un viaggio punteggiato da sprazzi di soldato in Iraq senza le conseguenze nefaste, fisiche o psicologiche, di tanti personaggi prestampati, il sospetto che assale mentre la città scivola accanto con le sue speranze, le ambizioni, i sogni e le paure, la rivelazione finale aperta anche al subconscio. Un buon thriller, un ottimo thriller con una scrittura veloce e avvolgente (in corsivo la storia della bambina rapita parallela agli eventi) che non aggiunge, però, niente di nuovo al già conosciuto, partendo dal caldo boia e dall’esperto in analisi del comportamento, senza quell’atmosfera forte e  quei personaggi epici e potenti che avevamo incontrato ne L’inverno di Frankie Machine e Il potere del cane. Dai migliori, dai Maestri bisogna pretendere, si deve pretendere di più.