La congiura di San Domenico di Patrizia Debicke van der Noot, Todaro 2016.

Il leutnant Julius von Hertenstein lo abbiamo già trovato ne La Sentinella del Papa, Todaro 2013. Vediamolo più da vicino sfruttando quasi le stesse parole dell’autrice. Fratello minore di Peter von Hertenstein, camerlengo del pontefice e vice di Kaspar von Silenen, comandante della Guardia pontificia. Biondo come il lino, spalle imponenti e lunghe gambe, insondabili occhi chiari, faccia maschia e squadrata. Straordinaria capacità di apprendere, dotato di eccezionale memoria, “in grado di ripetere parola per parola” ciò che sentiva e leggeva (gli sarà utile anche nella presente storia). A quattro anni parlava tedesco, francese, italiano, latino. Un “mostro” che aveva fatto inorridire il suo confessore ritenendolo, addirittura, affiliato al demonio (mi ricorda, in questo caso, don Attilio Verzi di Andrea Franco). Con il passare del tempo aveva imparato a nascondere queste sue “diaboliche” capacità.

E ora, nella Bologna del 26 novembre 1506 (freddo e neve),  deve vedersela con un terribile delitto. Ucciso il giovane padre inquisitore fra’ Consalvo nella Basilica di San Domenico, pugnalato alla schiena con un prezioso Cristo d’argento dorato staccato dalla croce e accanto un gatto nero strangolato con il cordone del saio. Altro fatto inquietante quello dell’Erbolaia, ovvero Maria di Bezzo, ritenuta una strega, accusata di avere rapito un bambino, torturata e infine fuggita dalla prigione insieme alla sentinella. E sembra che il morto ammazzato abbia avuto un colloquio con la suddetta. Che ci sia un legame tra i due fatti?

Ancora un omicidio (e non sarà l’ultimo) quello di padre Mattia Rozzi della canonica di Santa Maria Celeste imbavagliato e sgozzato. Uomo ricco invischiato in affari poco puliti. Le indagini della “Sentinella” saranno, dunque, lunghe e difficili, in stretto rapporto con il pontefice Giulio II “temerario, impulsivo, orgoglioso, irascibile e prepotente, ma anche un diplomatico e un uomo d’armi”. E pure un’ottima forchetta, aggiunge il sottoscritto, se si butta su cibi saporiti “quali ravioli bianchi senza sfoglia, maltagliati al sugo, pasticcio di lepre, coscio di capriolo arrosto, cappone marinato alla griglia etc…) innaffiati di Sangiovese, Trebbiano o Pignoletto (mica male e mica scemo). E accanto a lui una caterva di personaggi storici illustri e meno noti come Michelangelo Buonarroti, Ippolito e Alfonso d’Este, Angela e Lucrezia Borgia, Marcantonio Colonna, Ercole Bentivoglio, Ginevra Sforza e tanti altri (una loro lista all’inizio ci sarebbe stata bene) a ricreare l’atmosfera dei primi anni del ‘500 fatta di alleanze, lotte di potere, intrighi, tradimenti, attentati (ne sarà vittima anche il Papa), feste e festini, banchetti, caccie, amori e sesso, lussuria, lascivia, pedofilia, matrimoni combinati spesso infelici.  

E in questo mondo di splendori e di miserie il nostro Julius conduce la ricerca della verità con tutte le armi possibili, dalla memoria eccezionale al travestimento fino al servizio di una banda di ragazzi muniti di fionde e occhi acuti per sorvegliare certi infidi stranieri. Se c’è da rischiare in prima persona si rischia senza tema del pericolo,  e se c’è da fare un po’ di sesso lo si fa che la Sentinella attrae prepotentemente le grazie femminili.  

Una ricerca storica accurata, precisa e bene amalgamata con la fantasia dell’autrice che si affida a capitoletti brevi, per non creare fastidiosi appesantimenti, e ad un movimento via via sempre più veloce fino allo scontro conclusivo. Una vicenda ricca di fatti, dubbi, assilli, tensione, svolta con una scrittura attenta e priva di svolazzi retorici.

Alla prossima.