Il messaggio del morto di Agatha Christie, John Dickson Carr, Ellery Queen, Mondadori 2018.

Già i nomi degli autori rendono speciale questo speciale di due romanzi ed un racconto. Se poi ci si aggiunge la succosa introduzione di Mauro Boncompagni il piatto è servito. Il “messaggio del morto” non è altro ciò che qualcuno in procinto di volarsene via, lascia ad altri perché “il suo decesso non resti impunito”.

I sette quadranti di Agatha Christie

Uno strano scherzo nell’abitazione di lord Catheram ad un dormiglione con otto sveglie trillanti piazzate ad hoc (però se ne ritroveranno solo sette bene allineate sulla mensola del caminetto, l’ottava giù nel prato), che non riescono a svegliarlo perché rimasto morto stecchito, causa dose massiccia di sonnifero (cloralio).  Una lettera scritta di suo pugno, prima di lasciare il mondo dei vivi, rimanda a “I sette quadranti”, così come, in seguito, le ultime parole di un giovanotto ucciso con un colpo di pistola. Ci siamo, è il messaggio del morto.

Indaga l’investigatrice dilettante lady Eileen Brent, ovvero Bundle “con l’aiuto di un paio di giovanotti simpaticamente stolti.” Tutto sta nel capire cosa siano questi sette benedetti quadranti. Una cosca simile alla Mafia italiana con riferimento ai sette quadranti delle sette sveglie rimaste? Di qualunque cosa si tratti la nostra frenetica Bundle non sta con le mani in mano, e si ritroverà perfino dentro un armadio ad ascoltare i discorsi di un gruppo estremamente pericoloso. Di mezzo una invenzione la cui formula può procurare un sacco di soldi, dunque bisogna stare attenti a chi cercherà di rubarla (in precedenza qualche furto similare c’è già stato). Azione, movimento, rumori, passi nel buio, spari, grande abilità nell’intreccio, passaggi veloci da un personaggio all’altro (pure il sovrintendente Battle ad indagare), dialoghi serrati ricchi di punti interrogativi ed esclamativi, classica citazione di Sherlock e Watson, un pizzico di romanticismo (mi vuoi sposare?), spiegazione finale da capogiro e il piatto è servito. Con la nostra Bundle che rimarrà impressa nella memoria.

Astuzia per astuzia di John Dickson Carr

I vostri guanti- disse nitidamente in francese. Poi morì.” Il messaggio del morto. Ovvero di Abu di Ispahan, colpito dal fendente di un pugnale nello studio legale di Hugh Prentice. Era lì ad aspettare il ritorno del suddetto Hugh (questi si è soffermato, invece, a parlare con l’altro socio Jim nel corridoio) per venire a capo di un delitto che avrebbe avuto come vittima il fratello. Sempre, secondo le parole di Abu, per colpa degli stessi guanti. La scena vista in parte attraverso uno specchio. Per Jim si tratta di suicidio, per Hugh è “il classico delitto in una camera ermeticamente chiusa.” Incredibile…

A risolvere il mistero l’avvocato Patrick Butler (il più noto Gideon Fell è altrove): capelli biondi, naso arrogante, occhi azzurri, bocca larga, sorriso ironico e aria di superiorità intellettuale. Non c’è niente che lo fermi. E dovrà aiutare Hugh ricercato, addirittura, dalla polizia (tra l’altro anche Jim ha lo stesso problema per uno scambio di valigie). Prima una visitina al negozio dell’antiquario “Guanti di uomini morti” dove ci sarà uno scontro con la banda di Padre Bill, poi all’Oxford Theatre per conoscere una certa Madame Feyoum, mentre aumenta il rovello  sull’incredibile assassinio e su cosa c’entrano i benedetti guanti. Intanto la ricerca della polizia continua provocando azione, movimento, fuga anche verso nascondigli “particolari” come avviene in teatro. A rendere più frizzante il tutto due ragazze: Helen, fidanzata di Hugh e Pam, in relazione con Butler. Siccome quest’ultima è bella, attraente e ricca sta a vedere che crea qualche scompiglio…

Una incredibile massa di eventi punteggiano il romanzo fino a quando l’arrogante Patrick Butler ci svelerà e spiegherà come sia accaduto l’irreale omicidio. Ma guarda un po’, era così facile…

L’avventura dell’orologio sotto la campana di vetro di Ellery Queen

Per Ellery Queen nessun problema è stato così semplice come la presente avventura. Non credetegli. Ovvero credete alla sua logica eccezionale ma non alla “semplicità” del suddetto problema. Intanto c’è un uomo morto, con il capo fracassato, ovvero Martin Orr nel suo polveroso negozio d’antiquario con “un pesante fermacarte imbrattato di sangue ma privo di impronte digitali.” Una traccia, sempre di sangue sul pavimento, indica che si è trascinato fino al banco, si è sollevato per raggiungere la teca dove sono esposte delle pietre preziose, ha rotto il vetro con un pugno, ha afferrato una grossa ametista ed è caduto sul pavimento stringendola nella mano sinistra. Poi, con una forza davvero incredibile, ha raggiunto carponi un piedistallo di pietra facendo cadere un vecchio orologio protetto da una campana di vetro. Ed eccolo lì “con l’ametista stretta nel pugno sinistro e la destra sanguinante appoggiata sull’orologio.” Il messaggio del morto. Semplice, no?…

Cinque possibili sospettati, ovvero cinque giocatori di poker che si incontrano ogni sabato sera nell’ufficio di Orr sul retro. Chi di loro l’assassino? Troppo difficile per l’ispettore Queen, padre del nostro Ellery. Tra l’altro a complicare il tutto anche cinque biglietti di auguri. Ma per Lui più si complica e più si semplifica, mentre il lettore se ne sta lì a bocca aperta, meravigliato e forse anche un po’ stizzito.

Ciò che accomuna i tre capolavori è ben sintetizzato dal nostro Mauro: “Alla fine di questa antologia, si potrebbe dire che non esistano morti più vivi di coloro che, prima di andarsene, lasciano un messaggio a futura memoria. La loro è un’eloquenza a scoppio ritardato, certo, ma un’eloquenza che con la simpatica improbabilità, o la sua meravigliosa follia, costituisce un altro di quei vertici di acume e di ingegnosità che ha saputo raggiungere il giallo classico nella sua storia blasonata.” Sottoscrivo sulla “meravigliosa follia” che riesce a contagiare anche i lettori affascinati dalle circonvoluzioni più incredibili proposte a codificare l’impossibile messaggio.

A fine libro un leggero sorriso ebete sulle labbra come di ubriacatura.