La casa di tolleranza di Marco Vichi, Guanda Noir 2021.

La casa di tolleranza

Firenze, febbraio 1949.

Siamo in una casa di tolleranza al terzo piano di una palazzina in via delle Burella, gestita dalla “grassona” madama Fedora. Il commissario Franco Bordelli e la guardia Pasquale Scacciati stanno effettuando il solito controllo alla ricerca di certi reati come l’uso della droga o la prostituzione minorile. Qui conosce Rosa, una bella ragazza bionda dall’aria “dell’adolescente ingenua” che emana candore, con la quale stringe amicizia e andrà anche a trovare nella sua casa per dei massaggi (solo per quelli) e qualche deliziosa leccornia. Da lei saprà che nel palazzo di fronte è venuto ad abitare un tipaccio che non le garba per niente. Tra l’altro appena “esce di casa si mette una parrucca, i baffi e la barba finta, e porta gli occhiali neri anche quando fa buio.” Meglio indagare…

Il “tipaccio” risulta essere addirittura un evaso dal carcere di San Vittore, tra l’altro molto pericoloso. Bisogna tendergli una trappola. Con l’aiuto dei suoi uomini e del suo cane Blisk…

Morto due volte

Firenze, aprile 1958.

Il nostro commissario sta passeggiando fra le tombe del cimitero delle Porte Sante. Così, tanto per calmare una euforia da primavera. Gli piace passeggiare e leggere le lapidi che fanno diventare buono anche l’essere più mostruoso. Fino a quando si trova davanti l’iscrizione Antonio Sansa, 2 aprile 1897- 7 novembre 1943. Nato nello suo stesso giorno e con lo stesso cognome dello scarafone che striscia nella Metamorfosi di Kafka. Strano, gli sembra di avere avuto il medesimo pensiero davanti ad un’altra tomba…

Vero, perché la trova ma con la data di morte diversa, ovvero il 25 ottobre 1954. Quest’uomo, un ebreo, morto due volte proprio non gli va giù. Meglio parlare con la moglie Rachele ancora viva. Un racconto lungo, doloroso, i tedeschi, i fascisti, la persecuzione degli ebrei. E poi la telefonata alle figlie. Ormai vuole conoscere la verità. Bisogna andare fino in fondo esumando la salma delle Porte Sante senza disturbare la burocrazia. E allora, ecco la sorpresa…

Natale di guerra

Firenze 24 dicembre 1966.

Alla vigilia di Natale con la neve, un ricordo di Bordelli di un’altra particolare notte di Natale del 1943. Quando era volontario nel ricostituito Battaglione San Marco, si ritrova in una stalla dell’Abruzzo con due sconosciuti. Uno che si chiama Franco come lui e l’altro addirittura Curzio Malaparte di cui, pensa, deve aver letto il suo nome su qualche giornale. Tutti e tre, su invito di Bordelli, decidono di raccontare una storia per passare il tempo. Inizia proprio Bordelli ricordando un episodio di quando era piccolo, ovvero la profonda amicizia con la vecchia signorina Ermelinda e il suo segreto racchiuso in una scatola di latta e in una lettera che dovrà aprire, se accetta, dopo la sua morte. Lì avrebbe trovato tutto quello che gli chiedeva di fare… Una vicenda davvero penosa dopo la quale ce ne vuole una divertente, quella di Franco che racconta le birbate dello zio Renzo da piccolo. Per ultima la storia del famoso Curzio Malaparte. Egli rievoca addirittura i misfatti della Liberazione, dei cosiddetti salvatori, soprattutto a Napoli, una vicenda così ignobile e miserevole che non metterà mai nelle sue pagine. A fine racconto nella stalla cala il silenzio.

Dunque attraverso le tre vicende sottolineate dai titoli troviamo Bordelli in alcuni anni della sua vita: ora in giro con la bicicletta o la Topolino prestata dal babbo e in seguito con la 600; ora con la fidanzata Eliana e poi con Irene; ora sereno a spasso tra le meravigliose bellezze di Firenze. Fuma Alfa, Macedonia, le Serraglio ma anche sigarette americane di contrabbando, ama la buona cucina e dimostra il suo buon cuore in diverse occasioni. Buon cuore insieme, però, a durezza e puntiglio quando decide di scoprire la verità da solo utilizzando tutti i mezzi, tutti i trucchi, anche bluff per incastrare il colpevole di qualche reato, sia pure un onorevole della Democrazia Cristiana. Si staglia al centro della scena (ma non mancano altri personaggi che restano nella memoria) insieme alle riflessioni e alle storie nefaste sul fascismo, sul nazismo e la maledetta guerra, le angherie, le brutalità, la persecuzione degli ebrei, lo sfruttamento di povere ragazze, il tradimento, l’assassinio e la morte con qualche piccola luce di sorriso e umanità che si accende nel buio più assoluto.