La più bella del reame è Precious Ramotswe. Non c’è alcun dubbio. No, non nel senso di bellezza fisica. Bella nel senso di personaggio completo, plausibile, credibile. Vero. Come già scritto in un altro articolo “Detective in gonnella (o in pantaloni che fa lo stesso)” sto facendo una ricerca sulle signore e signorine in giallo che ci tengono compagnia nelle nostre letture serali. Ne ho già trovate parecchie e ancora ne sto trovando. Alla fine scriverò un lungo articolo che spero possa suscitare l’interesse dei lettori. Per ora mi accontento, di tanto in tanto, di offrire qualche spunto particolare. Questa volta parto da due libri di Alexander McCall Smith che mi sono ritrovato (si fa per dire) fra le mani Il tè è sempre una soluzione e Un peana per le zebre pubblicati da Quanda nel 2006 nei quali appare,

appunto, la citata Precious Ramotswe, una signora  prossima ai quaranta anni (sembra l’età giusta per diventare “piedipiatti”) che vive in Botswana, unica titolare dell’agenzia “Ladies’ Detective Agency N.1”, con un matrimonio disastroso alle spalle (altro elemento essenziale per fare questo lavoro). Ma gli ammiratori non mancano. Si fidanza con il miglior meccanico del paese che si rivela troppo noioso per il suo carattere. Ad una cena intima si addormenta. Invece si risposa con JLB Matckoni un uomo simpatico e divertente. Ha idee monarchiche, ammira re e regine. Soprattutto il re dello Swaziland perché “amava il suo popolo e perché rifiutava sistematicamente di permettere l’esecuzione della condanna a morte…”. Una donna forte, risoluta con le idee ben chiare sugli uomini che sembrano andare in giro “con gli occhi foderati di prosciutto” mentre le donne, invece, sanno osservare e cercare di capire cosa succede nella mente delle persone. Ecco il motivo per cui sono delle brave investigatrici private. Ho detto forte e risoluta e aggiungo anche generosa e positiva. Chiunque, secondo lei, merita qualcosa in più in questo mondo ingiusto e chiunque può farcela “perché è possibile cambiare il mondo quando si è sufficientemente decisi e si vede con la necessaria chiarezza cosa occorre fare”. Una bella sferzata di energia ed ottimismo. Dio è stato generoso con la Botswana per la terra, per le persone che la abitano, per gli animali e, soprattutto, per il bestiame grasso. Senza contare i diamanti che si trovano sottoterra. Una donna comprensiva, perdona sempre e non serba rancore neppure per il suo crudele ex marito Note Mokoti che l’ha fatta soffrire. Molto legata alle tradizioni. Il mondo moderno è “egoista, pieno di gente fredda e sgarbata” mentre nel suo, quello del passato, nessuno era sconosciuto e tutti si parlavano fra loro. Anche da un lato all’altro della strada. Ogni tanto, pure nel corso di una conversazione, affiorano questi ricordi di un passato arcadico, da isola felice, mitizzato come tutti i passati. A dispetto di molti non ha timore dei forestieri. “C’erano molti infelici con la voglia di spostarsi. Persone che spesso desideravano andare nei paesi più fortunati, come il Botswana, per vivere meglio. Era comprensibile”. Fine osservatrice sa ricavare informazioni dallo “studio” di chi le sta di
fronte. Ma anche il lettore apprende qualche informazioni su di lei da ciò che pensano gli altri personaggi. Per esempio la signora Holonga “Rassicurante, pensò. Non una di quelle donne moderne denutrite. Bene. Ma ha un vestito un po’ stretto e farebbe meglio a mettersene uno di taglia più grande. L’impressione, però, è amichevole: una di quelle belle facce della Botswana di una volta, di cui ci si può fidare, non come quei visi moderni che si vedono tanto spesso negli ultimi tempi”. Oppure la signora Potokwane quando rimugina che la signora Ramotswe sia fortunata ad essere fidanzata con il signor JLB Matekoni ”Era proprio la scelta giusta:lei era una brava donna e meritava di condividere la vita con un brav’uomo come il signor JLB Matekoni”. Lei stessa si considera “una normale donna Motwana di corporatura tradizionale, che badava alle sue faccende come altre”. Ha due bambini in casa presi dall’orfanotrofio da Matekoni: Puso, il maschietto che si diverte con l’osservazione della natura e Motholeli, la ragazzina in carrozzella a cui piacciono le macchine e i camion. I complimenti le fanno piacere. Quando si arrabbia di solito non grida ma rimane muta a labbra serrate e con uno sguardo che è “tutto un programma”. Per mantenere la calma conta fino a dieci come suggerisce Clovois Andersen autore dei “Principi dell’indagine perduta”, la sua Bibbia professionale. Un personaggio a tutto tondo.

Ricordo che Alexander McCall Smith ha tirato fuori dal cilindro anche la quarantenne Isabel Dalhouse ne “Il club dei filosofi dilettanti” sempre pubblicato dalla Guanda e sempre nel 2006. Vive e lavora ad Edimburgo nella Scozia. Laureata in filosofia a Cambridge, dirige una “Rivista di etica applicata” e riesce a risolvere i casi tra un cruciverba e l’altro.

Ma non è all’altezza della prima. Non è più “bella” o “bella” come lei. Così come non lo sono tutte le detective che ho finora incontrato per la mia strada. Alla domanda “Chi è la più bella del reame?” lo specchio (almeno il mio) risponderebbe senza alcuna esitazione “Preciouse Ramotswe”.

P.S.

Consiglio la lettura dei libri già citati dopo una scorpacciata di omicidi, dopo che vi siete rimpinzati di sbudellamenti e violenze di varia natura. Come una specie di digestivo. Vi sentirete meglio.. 

Non ce l’ho fatta, invece, a leggere per intero “Carne fresca” di Stella Duffy, Marsilio editore 2006, segnalata “per la capacità di innovare la tradizione dell’hard boiled, innestando su un impianto di grande e sicura presa narrativa variazioni tutte moderne e sorprendenti”.  Al secondo capitolo una serie di merda, cazzo e vaffanculo mi ha reso edotto di tali variazioni. Sono andato avanti spulciando qua e là alla ricerca di qualche particolare interessante sul personaggio ma non ho trovato nessun segno di presa narrativa. Forse non ero in giornata

 

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