La Roma imperiale del principato di Claudio del 45 d.C. fa da sfondo ai romanzi della scrittrice Danila Comastri Montanari. Si tratta di una scelta furba: la Roma di quel periodo storico non è infestata, come le epoche precedenti e a venire, di intrighi politici e di congiure. È una Roma imperiale tranquilla e sonnacchiosa che non dà fastidio alle piccole tragedie quotidiane. È quindi lo sfondo ideale per ambientare dei gialli storici senza tuttavia preoccuparsi della Storia con la S maiuscola. Nel 1990 la Comastri scrive il suo primo romanzo, Mors tua, e da allora si dedica a tempo pieno alla narrativa. Il detective che accompagna il lettore nella Roma imperiale è il ricco senatore Publio Aurelio Stazio, un uomo maturo di circa 40 anni, raffinato epicureo, che conduce un’esistenza privilegiata. Aurelio indaga in una Roma in cui sembra regnare il caos dal punto di vista dell’ordine pubblico. Ma questo è un leit-motiv della narrativa gialla: il detective privato è sempre più furbo e intelligente del poliziotto corrotto, dell’investigatore capo ecc. La realtà a Roma era ben diversa e complessa: c’erano varie figure a occuparsi della giustizia:

Pretore: autorità giudiziaria

Praetor urbanus: cause tra cittadini romani

Praetor peregrinus: cause tra cittadini romani e stranieri

I Processi penali erano amministrati prima da re, dai consoli, e dal popolo stesso che delegava dei quaesitores non permanenti. In un secondo momento vengono istituiti i quaesitores perpetui formati da un pretore, un presidente e giudici.

Al di là della veridicità storica, e del classico intreccio giallo fatto di efferati delitti, assassini insospettabili, o quasi, indagini ufficiali e non, e colpevoli da identificare, la Roma di Stazio è una Roma dal clima libertino e convivale, sia nei costumi, sia nella religione e in politica. A catturare è la rappresentazione del mondo romano, dei suoi usi e dei suoi costumi, che l’autrice, a parte licenze necessarie alla trama, rispetta e delinea piuttosto bene.

Bella è senz’altro la scelta dei titoli: si tratta di frasi in latino rese celebri dagli autori antichi a beneficio dei posteri: Morituri te salutant, pubblicato nel 1994 dalla Hobby and Work. Cave canem del 1999, Cui prodest? domanda chiave che un buon investigatore dovrebbe porsi (a chi conviene? A chi giova?).

Leggendo la Comastri entriamo un po’ nella vita quotidiana di Roma: l’abitudine di recarsi alle terme, il vizio di giocare a latrunculi e ;di trascorrere le serate ai postriboli, i lupanari, e la presenza di un corpo di vigilanza notturna molto attivo.

La lettura scorre e avvince e Publio Aurelio Stazio, intelligente, bello e affascinante sembra un po’ il George Clooney dell’antica Roma...