Autrice della serie di gialli ambientati nella Roma dell'imperatore Claudio, Danila Comastri Montanari offre spunti interessanti e vivaci su cosa significhi per lei scrivere un romanzo. Non un romanzo qualsiasi, ovviamente, ma un'opera narrativa che per la scrittrice bolognese va sotto il nome di Giallo Antico. Partendo dalla definizione di giallo antico, il manuale regala al lettore momenti di svago legati ai ricordi di ex professoressa della Comastri e ci introduce in quello che potrebbe essere un mondo da esplorare e in cui cimentarsi. Danila Comastri non da nulla per scontato partendo dall'ABC: perché proprio il giallo storico? si domanda all'inizio del suo manuale. La risposta è breve e concisa: “perché è il punto d'incontro privilegiato di due generi molto popolari: da una parte il poliziesco […] dall'altra il romanzo ambientato in epoche remote”. Il manuale, come direbbe Cesare è diviso in partes tres: Storia, Giallo e Scrittura. Dopo una divertente digressione personale, Danila Comastri chiede al lettore un piccolo esame di coscienza: se pensi che morto Cavour gli successe Mussolini, se pensi che Stalin abbia governato il Giappone e che Giulio Cesare sia morto di polmonite, beh, vuol dire che un bel ripasso di storia non ti farebbe male. La Comastri a dire il vero è più dura: se non conosci la storia, dedicati a un altro genere. Si passa quindi ai motivi per cui vale la pena scrivere un giallo storico, oltre alla passione per le epoche passate c'è anche un motivo di ordine pratico: si evitano le querele, dal momento che i personaggi sono tutti morti e sepolti da secoli.

Uno dei capolavori assoluti del genere è per la Comastri Il nome della Rosa di Umberto Eco, anche se poi non manca un elenco preciso, diviso per epoche storiche, di alcuni dei tantissimi autori che si sono cimentati nel giallo storico, indugiando sulla sua saga di Publio Aurelio Stazio. Una parte consistente del manuale è dedicata alla scrittura vera e propria e fa uscire la professoressa che è nell'autrice. La grammatica, la consecutio, l'uso di aggettivi e tutto ciò che rende un romanzo degno di essere chiamato tale. È inflessibile e severa, per fortuna. L'imperativo è sempre lo stesso: più si legge e più si impara a scrivere, più si impara a scrivere e meno si dilaniano gli animi dei poveri lettori con improbabili costruzioni sintattiche. Il manuale si chiude con una chicca: tre racconti inediti dell'autrice, che riassumono un po' il succo del libro e ribadiscono che occorre dedizione e tanta ricerca per scrivere un buon giallo antico… e non solo.