-C’è dell’umido, sembrerebbe.

-Infatti. E non ci dovrebbe essere, perché vi erano state messe tre pillole. A meno che..

-A meno che cosa?

-Che questa non fosse la scatoletta originaria?

-Intende dire, due scatolette uguali ?

-Precisamente.

-E perché mai?

-Perché, se ammettiamo che sia stato avvelenato Emilio, e non è stato avvelenato col brodo ma con un cappelletto killer, dobbiamo anche chiederci come abbia fatto quel cappelletto ad arrivare nel brodo.

-Non capisco, disse Lessona.

-Io forse sì, signore. Il Vice-Sovrintendente D’Ambrosio, aggiunse:

-Perché nessuno, e tantomeno il morto, si potesse accorgere che nel piatto c’era un cappelletto in più, era necessario: primo, che esso fosse uguale agli altri, e secondo che avesse lo stesso grado di cottura degli altri.

-Esatto. Lessona, il suo Vice-Sovrintendente dovrebbe avere un grado maggiore! Infatti è così. Per di più a questo momento ci interessa sapere in che modo quel cappelletto avvelenato, già cotto e quindi assai difficilmente trasportabile, sia arrivato a mensa: può esserlo stato solo se contenuto in qualcosa di estremamente rigido, per es. una scatoletta per le pillole. In altre parole l’assassino, approfittando del primo Dies Irae, sostituisce la scatoletta vuota delle pillole con quella contenente il cappelletto avvelenato, e poi, in occasione del secondo, colpisce. Con un cucchiaio, sottratto a tavola, ma non suo. Come lo usa? Come fanno i bambini, quando fanno le battaglie col riso: lo usa come una piccola catapulta, proiettando il cappelletto avvelenato nel piatto dell’Emilio. Fino ad allora la tovaglia è candida, ma il proiettile di pasta provoca uno schizzo di brodo sulla tovaglia: ecco spiegato lo sbaffo.

-Ma nessuno e neanche tu, può convincermi che con un lancio si sarebbe per forza centrato il piatto. E se fosse il cappelletto finito invece che nel piatto, sulla tovaglia?

-Non sarebbe cambiato nulla: mio cugino era famoso per essere un gran crapulone. Avrebbe fatto, come ha fatto sempre: avrebbe raccolto il cappelletto e l’avrebbe mangiato.

-E questo era a conoscenza di chi?

-Di tutti. E’ ovvio che in base a questa ricostruzione sia io che lo zio Gioan veniamo ad essere esclusi dal novero dei sospetti. Tuttavia la dinamica e la preparazione del delitto avrebbero dovuto insinuare un sospetto, prontamente messo in luce da D’Ambrosio: per via delle dimensioni del cappelletto incriminato pari a quelle degli altri. E questo cosa significa?

-Che l’assassino conosceva a priori la dimensione degli altri. Che doveva averli visti e magari anche confezionati: in altre parole mi sta dicendo che l’assassino, pardon l’assassina, è Mariannina?

-Lo sarebbe stata certamente, o almeno sarebbe potuto essere incriminata, ed era questo il fatto su cui contava l’assassina, se io non avessi pensato ad un fatto che l’esclude.

-E cioè?

-Osservate lo schizzo: se tutti si fossero voltati indietro e lei fosse stata l’assassina, avrebbe lasciato un effettivo testimone: chi stava a capo tavola, perché sarebbe stato l’unico a non voltarsi e sarebbe stato l’unico ad assistere al suo omicidio.

-E allora?

-Possibile che non capiate? E’ colui che era a capotavola, l’unico che abbia avuto la possibilità e l’opportunità di uccidere Emilio.

-Lei vorrebbe dire che ad ucciderlo è stata la Carla? Ma potrebbe esser stata anche la madre, la zia Clotilde.

-E’ da escludere per lo stesso motivo per cui escludo la Mariannina. Che sia stata una di quella famiglia non è solo avvalorato dalle dimensioni del cappelletto in più, ma anche dal fatto che il Pesce Palla vive nelle acque dell’Oceano Pacifico, ed considerato quasi un alimento seppur altamente velenoso, in Gippone. E come si ricorderà, Lessona, il secondo marito della zia Clotilde era un giapponese, padre della Carla che ha tratti somatici orientali, diversi da quelli della Mariannina, figlia invece di primo letto.

-Ma..il movente?

-I soldi, naturalmente. L’assassina pigliava non due ma tre piccioni con una fava: uccideva l’Emilio, che aveva fatto fortuna all’estero e che era scapolo e senza parenti consanguinei in vita, per cui morendo avrebbe lasciato le sue sostanze, in mancanza di testamento, ai parenti più prossimi; e addossava nel tempo stesso la colpa alla sorellastra, riducendo di due fette l’ammontare dell’eredità, aumentandola per lei. Se poi vede la disposizione a tavola, chi stava più vicino alla scatoletta di pillole non era solo la zia Ambrogina ma anche la Carla. Basterà perquisirla a fondo, perché non ha avuto il tempo materiale per occultare le prove, giacchè è rimasta forzatamente dentro casa e con dei poliziotti vicino..

Con una scusa le perquisirono la giacca e, nel fondo di una tasca rotta, trovarono una pilloletta quasi invisibile, giacchè questa era rotolata distrattamente mentre le altre due finite per terra erano state schiacciate sotto la suola della scarpa: solo che la Carla pensava di aver fatto fuori tutte e tre. E la incastrò proprio questa piccolissima pillola, di color rosa. Poche ore dopo fu scoperto un cucchiaio, dentro un vaso di fiori, mentre un timer elettrico per elettrodomestici fu trovato sotto un mobile, dietro un vaso di fiori e occultato dal pesante tendaggio del salotto.