Aveline immagina che Simon Riviere, ispettore di polizia e figlio a sua volta di un ispettore di polizia giudiziaria, gli narri la più sensazionale, ma anche l’ultima avventura di Frédéric Belot, Capo della Brigata Speciale e suo padrino. Già il fatto che Belot, uomo sempre attivo, abbia accettato un posto dietro una scrivania, ha fatto parlare parecchi dei suoi conoscenti, tanto più che egli così ha dato via libera a Picard, di diventare Direttore della Polizia Giudiziaria. Ma le sorprese non sono finite: infatti Belot, scapolo impenitente, annuncia la decisione di sposarsi con la signora Deguise.Poi accade che una sera che Belot è atteso da Picard per una questione delicata, egli non si fa vivo. Riviere viene mandato a cercarlo, e questi in casa di Belot lo trova moribondo, col volto insanguinato ed una rivoltella accanto. Ma la sorpresa maggiore

è data dal ritrovamento dietro una tenda, di un altro Belot, in tutto identico al primo: due Belot identici, il primo moribondo, il secondo morto. Chi è il vero Belot, padrino di Riviere? Un caso eclatante, tanto più che Aveline fa soggiungere ad un certo punto: “..E anche quest'uomo è  Frédéric Belot!”.E’ a questo punto che si dipana la storia, tutta incentrata sull’indagine di Riviere: Belot, anche se è personaggio principale, compare nella rievocazione e nei ricordi, ma non personalmente. Aveline inventa un romanzo appassionante, teso e vibrante, tortuoso e machiavellico, ma anche profondamente umano, rinnovando al pari di altri maestri dichiarati del poliziesco (Very, Steeman, Boileau, Windry, Lanteaume), il genere. E dipana il velo del mistero con un virtuosismo raro, dando vita ad un continuo gioco di specchi, in cui l’indagine assume i toni di analisi quasi psicanalitica e di una sconcertante ma estremamente vibrante introspezione psicologica. Ne deriva  che il romanzo assai poco conosciuto, avrebbe meritato assai maggior fortuna in Italia, laddove i giallisti francesi son sempre stati guardati con sospetto. Proprio per evitare di finire per ripetere le figure inventate da altri (Philo Vance, Charlie Chan, etc..) e perdere in originalità, Aveline umanizza la sua storia e soprattutto il suo interprete, Riviere, coinvolgendolo emotivamente, pur dandogli il modo di poter osservare i fatti dall’esterno: un modus agendi poi sovente adottato da altri autori a noi più vicini nel tempo: quante volte avremo visto Kay Scarpetta o la Brennan, o l’agente Pendergast, toccati personalmente in indagini pericolose? E’ un fatto risaputo (e accettato) che se il protagonista è personalmente invischiato in una indagine, il lettore seguirà con maggior passione l’evolversi della vicenda.Aveline crea quindi un nuovo tipo di romanzo, un romanzo poliziesco “serio”. Dirà Jean-Jacques Tourteau, autore del volume “D’Arsène Lupin à Sanantonio”: “La novità più saliente in questa produzione dì Claude Aveline è stata di riabilitare il romanzo poliziesco facendolo leggere a un pubblico “serio” come se fosse un’opera letterari”. Lo stesso Aveline ebbe modo a dire che i romanzi polizieschi da lui scritti li aveva ideati e trattati assolutamente come gli altri suoi romanzi. Lo sdoppiamento fisico, tema caro a Aveline, si manifesta in un’altra opera “Vettura 7, posto 15”, in cui c’è “un uomo che immagina d'essere un altro, e realizza il suo sogno”.Ne “L'abbonato della lìnea V”, “ il solo romanzo di Aveline che, vagamente, ci fa ripensare ad Arsenio Lupin” (come disse Alberto Tedeschi nella sua prefazione a La double mort), Aveline fa in certo modo risorgere Belot, riproponendolo più giovane e contrapposto al suo figlioccio Riviere. L’azione è quella imperniata sullo smascheramento di un ladro trasformista, una specie di Lupin, che sotto l’azione nasconde degli ideali: Bergeron. Ma Bergeron seppure smascherato non viene catturato. Questo perché Aveline lascia una via di fuga, che gli consente poi di creare un altro poliziesco, in cui Bergeron, viene acciuffato, proprio da Riviere: in questo lungo racconto, che si avvale della narrazione su due distinti piani narrativi e temporali, Belot non è presente. Particolare interessante è che, in calce alla fine del racconto, Aveline aggiunge che dopo La Doppia Morte, l’Abbonato e Vettura, egli avrebbe previsto solo un altro scritto, Il getto d’acqua, con cui concludere la sua Suite: questo significa che a quel tempo, non pensava ancora di reimpiegare Belot in un’altra avventura di cui egli fosse protagonista, ossia L’Occhio di Gatto.