-Sono buoni. -Ma ti fanno male.

-Non è che hanno avvelenato anche quelli?

Che idea? I gamberetti. Mica male come mezzo per uccidere.

-Commissario, non è che son stati i gamberetti? Non hanno mica usato un gamberetto avvelenato?

Ma il commissario non era contento.

-Lo stecchino non si è trovato.

-Un gamberetto lo si può portare alla bocca anche senza stecchino o forchettina. Però guardi che nascondere uno stecchino è la cosa più facile del mondo.

-Il fatto è mio caro scrittore, che abbiamo visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza, e in nessun fotogramma che riguardi il morto – e le telecamere indugiavano soprattutto su di lui – si vede qualcuno con in mano uno stecchino. E in nessuno, mangia un gamberetto.

Questo mi spiazzò.

Chissà perché quando pensavo allo stecchino, mi veniva in mente dell’altro. Poi un’associazione mi lasciò senza parole.

Improvvisamente, mentre Giovanna piangeva, pensando al Mario Fordarelli che aveva perduto (e alla bella introduzione che qualcosa pure le era costato, e non tardavo ad immaginare cosa), mi si accese la lampadina.

-Avete perquisito tutti?

-Sì certamente

-Proprio tutti?

-Tutti.

-Accuratamente. Anche lei lo è stato.

Già mi avevano fatto abbassare persino le mutande. Bel quadretto: io e Gino Baroni, perquisiti da due agenti. Meno male che almeno la perquisizione era avvenuta in luoghi separati: mi sarebbe scocciato che un uomo avesse visionato quello che solo le donne finora avevano apprezzato.

Proprio Baroni era furente: lo avevano interrogato a fondo, quasi fosse un sospettato, e solo perché gli avevano trovato addosso una matita ben appuntita.

-Confessi: è stato lei ad uccidere io Fordarelli.

-E come avrei fatto?

-Ha utilizzato la matita, ben appuntita: un insolito modo di porgere qualcosa, ma con un direttore di casa editrice poteva sortire qualche risultato

-E perché mai l’avrei fatto?

-Perché le aveva soffiato la traduzione di The Feather Cloak Murders di Teilhet. Ce lo hanno detto.

-E per questa cavolata avrei dovuto ucciderlo?

-Non solo. Le aveva soffiato anche la traduzione di Death at Breakfast di Rhode.

-Ma non sono stato io. Non mi sono neanche avvicinato a Mario.

-E io posso testimoniare che Gino era con me, disse la moglie di Buonamici. Era con me quando “Ford” si è sentito male ed è crollato. E stavamo dall’altro lato del tavolo, e cercavamo di convincere mio marito a non mangiare i famigerati gamberetti.

Porca miseria, ma allora erano tutti implicati? No. Doveva essere quello che avevo pensato. Eppure mi stuzzicava l’idea che la mia mora scoppiettante, si fosse messa d’accordo con Buonamici, con Giovanna e Gino Baroni, la moglie di Buonamici e Lino, e tutti insieme, congiurati come i passeggeri di un vagone ferroviario e gli inquilini di un palazzo, si fossero coperti l’un l’altro.

Il commissario era furente.

-Siete tutti d’accordo. Non può essere. Qualcuno di voi mente.

-E non avete trovato nulla che possa essere stato usato come uno stecchino?

-Nulla.

-Venga con me, mi è venuta un’idea.

Me lo trascinai dietro. Raggiungemmo una parte della sala dove c’erano dei puff. Cominciai a parlare con chi ci si era seduto sopra. Cerano Maria, la bellissima, “Giorgione” e Giovanna.

-Anche voi qui? Dovrete trovare qualcos’altro per accomodarvi.

-Io potrei stare con Giovanna.

-No, caro. Tu rimani lì.

-Insomma, signori. Se avete delle cose da dirvi, potrete sempre dirvele quando vorrete, ma ora pensiamo ad altro. Insomma Lei signor Angelini, cosa voleva farmi vedere?

-Sfiorai con interesse il profilo del volto di Maria, mentre Giovanna mi guardava con occhi di fuoco. Le interessavo allora. E mentre sfioravo col dito il volto dell’altra e i suoi capelli, feci cadere “distrattamente” qualcosa: era caduto da Giovanna, Maria o “Giorgione” ?

-Questo potrebbe andare bene per lei?

Era come una siringa, camuffata da...matita.

Il commissario fu sopra il possessore in un attimo.

Mi dispiaceva: dietro le sbarre di una prigione, non sarebbe stata così attraente...Maria.

Sprizzava scintille dai suoi begli occhi.

-Proprio tu. E mi piacevi per giunta.

Il suo arnese odorava di mandorle amare.

-L’ha usato per inserire qualcosa: sembrava come una crema...

-Come l’hai usato?

-Me lo dica lei.

Allora capii il come. Almeno lo credetti, all’inizio.

-Nei panzerottini. Ha riempito un panzerottino di crema al cianuro e l’ha dato a Mario!

-In nessun fotogramma si vede qualcuno che gli porga un panzerottino: li prendeva solo dai piatti di portata. E se fosse stato somministrato così il veleno, l’inchiesta con voi non ci sarebbe stata.

-Perché?, dissi senza rifletterci.

-Perché sareste tutti morti.

Vero. E allora? Dove portava il ragionamento? Se non era stato dato col panzerottino, era stato somministrato con altro: rifletti Enrico - dicevo tra me e me – dove metteresti una crema in un party? Ovvio, perché non ci avevo pensato subito?