Le suppellettili contenute nell’aula, si riducevano ad una cattedra, con due cassetti ed un vano sottostante, un armadio, ed una carta geografica. Quelle furono le cose che lei immediatamente esaminò, mentre Luca giaceva sconsolato su una sedia: i cassetti della cattedra furono svuotati: niente; si arrischiò ad inginocchiarsi per tastare in fondo ai vani porta cassetti: nulla; rivoltò i cassetti pensando che avrebbero potuto appiccicare il registro con dello scotch al fondo esterno dei cassetti: nulla; tasto il di sotto della cattedra pensando ad una cosa simile:nulla. Così non restò che aprire l’armadio: le speranze erano che in tutto quel casino di roba anche inutile che conteneva, sarebbe spuntato fuori registro e foto. Veramente lei aveva pensato anche ad una certa cosa, spinta dalle letture di romanzi gialli: e se i terribili ragazzini avessero fatto del registro e delle foto quello che la Saponificatrice di Correggio aveva fatto delle sue vittime? Cioè avessero distrutto tutto?

Quel problema da Camera Chiusa l’assillava: peccato che non avesse ancora cominciato a leggere un Classico Mondadori che aveva sempre sul comodino e non riusciva mai a leggere: La Coppa del cavaliere di Carter Dickson (cioè John Dickson Carr), in cui da una stanza sigillata, scompariva una preziosa coppa in modo del tutto assurdo!

Non le restò quindi, portata da quel ragionamento un po’ bislacco, ad esaminare prima il cestino della carta straccia, poi il bustone della spazzatura in cui venivano svuotati i cestini delle varie classi, ma tra bucce di banana, resti di merendine, fogli appallottolati, penne rotte e residui di matite temperate, non trovò nulla che potesse interessarle; a questo punto non le restò che andare nel cortile interno e far cercare ogni minimo pezzetto di carta, contando che quel giorno, il 3 giugno pur “facendo freschetto” non c’era un alito di vento e quindi qualche prova l’avrebbe certamente trovata se vi fosse stata, tanto più che la classe era a piano terra. Ma non trovò nulla, e per di più ora aveva la maglietta appiccicata addosso per il sudore, cosicché il reggiseno si notava bene..e anche qualcos’altro.

Luca alla visione un po’ si rinfrancò (segno che Agata le interessava pur sempre) ma poi il resto tornò a prevalere, e così…

Insomma il registro era davvero scomparso. Ma non sarebbe potuto essere. Da qualche parte dovevano averlo nascosto! E anche in poco tempo!

Il soffitto! Cavolo, perché non ci aveva pensato subito: era una controsoffittatura! Qualcuno si era arrampicato e.. fu esaminato ogni pannello, ma tutti sembravano non essere stati smossi da quando erano stati operati i lavori di ristrutturazione.

-Vuoi vedere che c’è qualche lastrone di pavimento che si muove, sotto cui hanno messo il tutto?

Niente.

Non restava che la carta geografica. Ma anche il retro di quella non serbò alcuna sorpresa.

Alla fine Agata dovette dichiararsi sconfitta: nella realtà l’investigazione non è mai come nei libri!

E così tornarono a casa. Però lui era così avvilito che lei lo invitò a casa sua e gli fece da mangiare, sperando che qualcosa si sarebbe risvegliato. Niente.

Insomma Luca scese al secondo piano dopo averla baciata su una guancia, e lei rimase a chiedersi perché mai non finissero mai a stare assieme, dato che lui le piaceva e sapeva anche di piacere a lui.

Fatto sta che non le rimase altro che cominciare a leggere il Carter Dickson, ma nulla le venne in mente sì da risolvere la sparizione del registro. Chiuse il romanzo e rimase a pensare. Le era venuto in mente dell’altro, che poi, peregrino, era andato subito via: era qualcosa di dannatamente importante, ma non riusciva a focalizzarlo bene.

Così non trovò altro che prendere una vhs con Novecento di Bernardo Bertolucci e vedere un po’ di film, quello che del film le piaceva: cominciò a fantasticare di trovarsi in quella fattoria, di conoscere quel bel Robert De Niro e Gerard Depardieu e.. si addormentò.

Ma mentre dormiva, un sogno la fece sobbalzare: si rialzò dal divano su cui si era assopita e si mise a sedere: quel qualcosa era riapparso, in sogno. Possibile che?

Scese al piano di sotto e scampanellò a lungo prima che Luca le aprisse, in boxer e null’altro.

-Accaduto qualcosa?

-Ho capito dove potrebbero essere

-Ancora? Stavo cercando di dimenticare almeno oggi

-Come mi ringrazi se te lo svelo l’arcano?

-Faccio tutto quello che vuoi.

-Bene. Dov’è la tua borsa?

-La mia borsa?

-Sì quella che avevi stamattina. Vuoi vedere che sta lì?

-Ma non è possibile!

-Dici? Dov’è?

-Qui.

E gliela mostrò.

Lei la aprì la svuotò e..non trovò nulla.

-Cavolo, pensavo che te l’avessero nascosto dentro la tua stessa borsa. Magari qualcuno aveva visto “Fracture” con  Anthony Hopkins, in cui l’assassino scambia la pistola con cui ha assassinato sua moglie con quella di ordinanza dell’amante della moglie, il poliziotto che è venuto ad arrestarlo: in pratica sparisce sotto il naso della polizia l’arma del delitto. E quindi l’assassino la fa franca. Non però sino alla fine.