Per mano mia di Maurizio De Giovanni, Einaudi 2011.

Siamo a Napoli in prossimità del Natale del 1931 durante il fascismo. Ed ecco un orribile delitto: una moglie ed un marito uccisi da una serie di coltellate. La prima con la testa quasi recisa da un colpo solo, il secondo, invece, presenta molti colpi inferti con forza diversa e, forse, da mani diverse. L’uomo fa parte della Milizia portuaria e dunque bisogna andarci cauti con le indagini, per non pestare i piedi di qualche pezzo grosso.

Questo deve capire l’ormai noto commissario Luigi Alfredo Ricciardi, una personalità schiva, chiusa in se stessa, che ha il dono, anzi la condanna, di sentire le ultime parole dei morti, sempre “lungo il confine tra la vita e la morte senza essere partecipe pienamente dell’una e dell’altra”. Innamorato della dirimpettaia Enrica (amore tormentato) e tallonato dalla bella Livia Luciani, vedova Vezzi, amica di Edda, la figlia ribelle del Duce.

Ricciardi è coadiuvato nelle indagini dal brigadiere Raffaele Maione, un omone grande e grosso in stretta amicizia con il suo capo, che nella storia ha anche una sua vicenda personale molto intensa e dolorosa. 

Altre figure: il dottor Modo di idee antifasciste, Ponte assistente del vicequestore “ometto superstizioso e vigliacco”, il vicequestore Garzo, il console Freda di Scanziano, l’informatore Bambinella, un gay che conosce la storia di tutti, Don Pierino “in possesso di una fede allegra”, suor Veronica, la zia di Benedetta, la bambina dei coniugi uccisi ed altri ancora che concorrono a formare un mosaico di personaggi veri e compiuti.

Il tutto si svolge in una Napoli indaffarata con i soliti problemi, il bene e il male di una grande città: venditori, accattoni, zingarelle, pestaggi, il duro lavoro dei pescatori, il contrabbando, la violenza e la generosità mischiati insieme (con qualche spunto oleografico). In corsivo le vicende del possibile assassino, la grande abilità di De Giovanni nello sviare i sospetti del lettore da un personaggio all’altro (quel “per mano mia” che si ritrova in diverse situazioni) e giungere ad un finale inatteso e abbastanza convincente. Assistiamo addirittura ad uno spaccato de “I Promessi Sposi” con il voto alla Madonna di Enrica, e poi l’ Enrica vecchia e l’Enrica nuova che riporta alla mente l’episodio dell’Innominato.

Prosa sciolta, che scivola via leggera, intrisa di ironia e umorismo (talvolta sarcastico, come quello riservato ai miliziani) che fa pure riemergere conosciute letture. Vedi i baffetti del capomanipolo Criscuolo che sembrano avere una vita propria e riprendono un po’ la barbetta rada di Rubin, uno dei famosi personaggi dei Vedovi neri di Asimov. Ma anche scrittura intensa, profonda, capace di tirar fuori una riflessione, un sospiro, una emozione, un ricordo, un dolore, l’odio, l’amore e la gelosia senza scadere nel patetico ruffianesco. Con la natura pronta a infierire, vedi il freddo, e a sottolineare l’atmosfera di dolore che circola un po’ dappertutto (le “urla” dei gabbiani, le “urla” del mare).

Quello che fa di "Per mano mia" e degli altri libri di Maurizio De Giovanni un elemento particolare ed originale nel panorama letteral-giallistico nostrano è la delicatezza ed il pudore con cui affronta le vicende narrate e si accosta ai personaggi. Senza grida, senza strepiti, senza quella violenza esasperata che va tanto di moda.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it

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