Si fermò e cambiò discorso e per molti giorni non tornò più su quell’argomento. La conversazione proseguì in altra direzione.– Il sergente Smith è stato qui mentre ero fuori? – disse.– Sì, è venuto questo pomeriggio.

– L’avete visto?

Jasper fece cenno di sì.

– Che cosa voleva?

– Voleva vedervi, da quanto m’è parso di capire. L’altro giorno stavate dicendo che beveva.

– Beveva! – disse l’altro con disprezzo. – Non beve, mangia! Cosa pensate voi del sergente Smith? – domandò poi.

– Mi pare un tipo stranissimo – disse Jasper con franchezza, – e non riesco a capire perché voi vi prendiate la briga di aiutarlo e di mandargli del denaro tutte le settimane.

– Uno di questi giorni lo capirete – disse l’altro e la profezia doveva avverarsi. – Per il momento vi basti sapere che, se per uscire da un impiccio ci sono due strade di cui una sia meno difficile dell’altra, io prendo appunto la meno difficile. È molto meglio passare al sergente Smith un tot alla settimana che avere delle seccature… e sono sicuro che se non lo pagassi le avrei.

Si raddrizzò sulla sedia e proseguì con maggiore energia:

– Il sergente Smith è un osso duro. Io lo conosco da anni. Nel mio mestiere, Jasper, ho dovuto conoscere le persone più curiose di questo mondo e ho dovuto fare le cose più strane. Sono sicuro che queste cose pubblicate non farebbero un gran bell’effetto, ma a me importa poco quello che i giornali possono dire di me o quello che verrà scritto sulla mia tomba. Però il sergente Smith e le cose che conosce sul mio conto mi seccano proprio. Voi che vi occupate sempre di narcotici e d’altre manipolazioni mi capirete meglio quando vi dirò che i soldi che passo al sergente Smith tutte le settimane hanno un doppio scopo: di narcotico e di preve….

– Prevenzione – suggerì l’altro.

– È quello che volevo dire – disse John Minute. – Non sono mai stato un’aquila io, in fatto di vocabolario. Quando avevo dodici anni non ero capace di scrivere il mio nome e a diciannove lo scrivevo con due n.

E rise di nuovo.

– Narcotico e prevenzione – ripeté movendo la testa. – Il sergente Smith è un uomo pericoloso perché è un farabutto.

– L’agente Wiseman… – cominciò Jasper.

– L’agente Wiseman – esclamò John Minute passandosi la mano fra i capelli grigi – è un uomo pericoloso perché è matto. Ma cosa è venuto a fare Wiseman?

– Non è venuto qui – sorrise Jasper. – L’ho incontrato per strada e ho scambiato con lui qualche parola.

– Avreste potuto impiegare meglio il vostro tempo – disse con durezza John Minute. – Quell’idiota mi ha multato tre volte. Un giorno o l’altro gli farò perdere il posto.

– Non è cattivo – s’interpose Jasper Cole; – è un po’ sciocco, ma è un brav’uomo, pieno di dignità con un senso vivo della legge.

– E v’ha detto qualcosa che valga la pena d’essere ripetuto? – chiese John Minute.

– Mi ha detto che il sergente Smith tiene molto alla disciplina.

– È difficile trovare un uomo che tenga alla disciplina più di Smith – osservò l’altro sarcasticamente. – Il senso più forte del dovere l’hanno sempre gli uomini che hanno violato la legge facendola franca. Credo che sia ora d’andare a letto.

Soggiunse poi, guardando la pendola:

– Domani vado in città, perché ho bisogno di vedere May.

– C’è qualcosa che vi preoccupa? – domandò Jasper.

– La banca – rispose il vecchio.

Jasper Cole lo guardò fisso.

– C’è qualche pasticcio in banca?

– No. E il fatto che mio nipote Frank Merril è contabile in una delle sue filiali allontana da me ogni sospetto sulla sua stabilità. E chissà cosa pagherei perché voi rinunciaste una buona volta a chiedermi perché succede questo o perché faccio quest’altro.

Jasper, prima di rispondere, accese un sigaro.

– Il solo modo che abbia per sapere le cose a questo mondo è quello di domandare.

– Ebbene, domandate a qualcun altro – tuonò dalla porta John Minute.

Jasper riprese il giornale, ma non poté gustare a lungo il piacere che quell’articolo gli procurava, perché cinque minuti dopo John Minute ricomparve sulla soglia, senza giacca e senza cintura, colpito, mentre si svestiva, da un’idea che voleva assolutamente manifestare.

– Domattina telegrafate all’amministratore di Gwelo Deeps e domandategli se ci sono novità! Voi siete il segretario della compagnia. Lo sapete, vero?

– Io? – chiese Jasper stupito.

– Una volta il segretario era Frank, ma non se ne’è occupato mai. Occupatevene voi, se no mi farete avere un sacco di pasticci. Dovevamo avere una riunione di consiglio.

– E sono anche uno dei consiglieri? – chiese candidamente Jasper.

– Molto probabilmente – disse John Minute. – Il presidente sono io, ma non c’è mai stata la necessità di riunire il consiglio. Vi farete dire da Frank quando s’è tenuto l’ultimo.