E se ne andò per ricomparire dopo un quarto d’ora, in pigiama.– La missione di May va male – cominciò. – Forse ha pochi denari. Vi informerete dal segretario. Un segretario ci deve pur essere!… Se hanno bisogno di qualcosa, mandatelo pure.Andò verso una mensola e si versò un whisky e soda.

– Le ultime tre o quattro volte che Smith m’ha cercato ero fuori. Se viene domani ditegli che mi aspetti. Chiudete le porte voi, perché non mi fido di quel cretino di Wilkins.

Jasper assentì.

– Pensate che sia un po’ matto, vero Jasper? – chiese il vecchio che teneva il bicchiere in mano.

– È un pensiero che non m’è venuto mai – disse Jasper. – Penso solo che voi siate un pochino eccentrico e portato qualche volta a esagerare i pericoli che vi circondano.

– Devo morire di morte violenta, lo so. Quand’ero nelle Zululand un vecchio stregone mi predisse il destino. Avete mai provato, voi?

– No – disse Jasper con un vago sorriso.

– Voi potete ridere di queste cose, ma io vi dico che ci credo. Mi hanno predetto il destino due volte: una volta nel kraal del re, l’altra ad Echowe, e tutti e due gli stregoni m’hanno annunciato la stessa cosa, e cioè che devo morire di morte violenta. Una volta mi curavo poco di questo vaticinio, ma adesso divento vecchio e vivo circondato dalla legge. Ora sono assolutamente ligio alle leggi e così ho sempre paura di coloro che invece non obbediscono. Voi ridete perché tutte le volte che vedo uno sconosciuto girare intorno alla mia casa non sto più in me, ma ho più nemici nell’isolato di quanti altri ne abbiano nell’intera contea. Penso che voi mi consideriate malato di mente, un tipo da interdire. Non è così. È che una persona ricca non può mai star tranquilla – continuò parlando un poco a se stesso e un poco al giovane. – In questo paese ho incontrato gente di tutte le risme e tutti mi conoscono come John Minute il milionario. Sapete cosa dicono di me appena volto le spalle?

Jasper si astenne dall’indovinare.

– Questo dicono – proseguì John Minute, – questo dicono vecchi e giovani, buoni e cattivi e così così: “Oh se morisse e mi lasciasse un po’ del suo denaro”.

Jasper rise sommessamente.

– Voi avete una cattiva opinione del vostro prossimo.

– Non ho nessuna opinione del mio prossimo – corresse il principale – e vado a letto.

Jasper udì il rumore dei suoi passi pesanti sulle scale e poi sopra la sua testa. Attese un poco, quindi sentì il letto cigolare. Allora chiuse le finestre, ispezionò di persona le serrature delle porte e andò nel suo studiolo al primo piano.

Chiuse la porta, tirò fuori il portafogli e diede un’occhiata al ritratto, poi prese e aprì una lettera che era arrivata quella sera e che nel portare la posta a John Minute era riuscito a farsi scivolare in tasca di nascosto.

Allargò la busta, ne tolse il foglio e lesse:

   

Egregio Signore

Vi ringraziamo dell’assegno e siamo contenti d’avervi soddisfatto. La ricerca è stata lunghissima e, sono dolente di dirlo, costosissima, ma adesso che la scoperta è stata fatta, confido che saremo ricompensati dei nostri sacrifici.

  

Il biglietto non aveva intestazione ed era firmato J.B. Fleming.

Jasper lo lesse attentamente, poi, sfregando un fiammifero, diede fuoco alla carta e aspettò che fosse del tutto consumata.

    

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