Dalla settimana scorsa nei migliori bookstore on line è disponibile Hamburger Connection, quinto volume del ciclo Sex Force curato da Stefano Di Marino per Delos Digital. Questa volta la firma è di Francesco Perizzolo: abbiamo incontrato questo giovane e promettente autore per parlare di questa esperienza “estrema”.

         

Chi è Francesco Perizzolo e cosa ama scrivere?

Sono un milanese classe ’80. Sono cresciuto consumando libri, film, musica e praticando tante arti marziali. Ho vinto il Premio Segretissimo di Giallo Latino 2012 col racconto Lisbona di Sangue [raccolto in Segretissimo SAS n. 58], ho pubblicato racconti per Cronaca Vera, ThrillerMagazine e ACTION. Sono presente con il racconto La persona sbagliata sull’antologia noir Un giorno a Milano curata da Andrea Carlo Cappi e partecipo alla collana Sex Force di Delos con la serie di Kiko Dias.

Amo lo spionaggio, l’azione, il noir, i cadaveri ritrovati in una camera chiusa dall’interno, l’horror, l’intrigo portato al massimo livello di scontro. Amo le atmosfere cupe, plumbee, le situazioni disperate e le vendette brucianti. Il tutto condito da un certo tasso di erotismo, variabile a seconda dei contesti.

         

Grazie al digitale è rinato il pulp: cosa significa per te questo storico genere narrativo?

Secondo me il pulp non è mai morto e nemmeno è stato in coma: covava sotto la cenere, braci alimentate da numerosi autori che scrivevano, scrivevano, scrivevano e ancora oggi continuano a scrivere.

Il pulp per me è una scuola che non chiude mai, con infiniti corsi e un numero infinito di professori. Che si tratti di libri o di film, il piacere che traggo dal consumo di questo genere di produzione è stupefacente. Praticare il genere, poi, è per me tanto soddisfacente quanto consumarlo.

       

Quali sono gli autori che più hai amato e che consideri formativi per il tuo stile?

La primissima influenza direi che si può individuare in Sua Altezza Serenissima il Principe Malko Linge. Da ragazzino trafugavo i numeri di Segretissimo che trovavo in giro per le case di parenti e amici e, fra i vari Bruce, Carter e Gardner d’annata, SAS fu quello che mi appassionò di più.

Per rimanere su questo genere, sono un fan di lunga data del Professionista, ma non mi limito ovviamente allo spy-action. Insieme ai volumi di Segretissimo trafugavo anche il Giallo, romanzi e racconti horror con una passione sconfinata per Lovecraft... e poi vennero Giorgio Scerbanenco oltre ogni dire. Ecco, Scerbanenco forse è l’influenza che posso citare come principale insieme a Malko Linge. In ogni caso scendendo nel particolare l’elenco potrebbe durare per un altro centinaio di pagine, ma non credo che tu possa cedere tanto spazio alla mia pedanteria bibliofila!

     

Quando Stefano Di Marino ti ha proposto di scrivere per Sex Force, qual è stato il tuo primo pensiero?

Francesco Perizzolo
Francesco Perizzolo
Il primo pensiero è stato «SÌ!». Poi ho risposto alla sua mail, e qualche minuto dopo stavo scrivendo.

      

Parlaci del tuo personaggio di Sex Force: si rifà a nomi illustri o è più una tua creazione?

Il personaggio si chiama Kiko Dias detto il Tanque, un ex lottatore brasiliano costretto da una serie di sfortunate circostanze legate alla mala locale a fuggire in Europa. Sex Force è una collana piuttosto esplicita caratterizzata da una forte vena erotica e i protagonisti appartengono al mondo del cinema hard, pur essendo agenti dediti all’azione più sfrenata. Kiko Dias è modellato da un lato sull’attore hard Manuel Ferrara, ma il lato ancor più caratterizzante è quello legato al mondo della lotta. Mi sono ispirato a tre miei amici con cui mi alleno, tutti brasiliani. Fisicamente Kiko assomiglia molto a Walnan Constantino, campione brasiliano, panamericano, europeo e mondiale di brazilian jiu jitsu: alto, imponente, esplosivo. Per quanto riguarda la tecnica e la determinazione mi sono rifatto al mio Maestro Ivan Rocha “Cabecinha”, che oltre ad essere un Campione è anche Amico e Maestro vero. Per quanto riguarda invece la simpatia, la socialità, la disponibilità e i tratti “umani” mi sono ispirato ad Arthur Dias, il mio “fratellino” col quale ho combinato numerosi guai fuori dal tatami e dal quale ho preso anche il cognome per il protagonista. Insomma, tutti lottatori di grande talento e fama, quindi vi lascio immaginare. Anzi, meglio leggere!