Le vite parallele di Antonio Fusco, Giunti 2020.

Siamo a Valdenza, cittadina della Toscana. Freddo e gelo. Qui è scomparsa Martina Bonelli, una bambina di tre anni e qualche mese. La madre Elena Fiano accusa Walter Guzman, l’ex amante balordo e alcolizzato che si trova a Nizza, di averla rapita dopo un messaggio minaccioso. Praticamente una mattina non l’ha trovata nel suo lettino. Dovrebbe essere un nuovo caso per il commissario Casabona, napoletano trapiantato in Toscana, ma in questo momento è in congedo perché occupato a stare vicino alla moglie Francesca che si trova in ospedale per una brutta malattia. Al suo posto guida le operazioni l’ispettore Proietti che gli spiega l’accaduto, ma quando gli mostra la foto di Martina qualcosa scatta dentro Casabona. Non potrà fare a meno di partecipare alle indagini. E intanto Guzman si è suicidato a Mentone, gettandosi dal quarto piano dell’albergo in cui si trovava. Così almeno sembra per la polizia francese, come se avesse ammesso la sua colpa.

Caso chiuso? Troppo facile. Attraverso le moderne tecniche d’indagine (telecamere, tabulati telefonici…) si viene a scoprire tutt’altra realtà, già confermata da Alessandro, figlio di Casabona (ha anche una figlia, Maria) che aveva conosciuto Guzman in comunità e, secondo lui, non era un tipo capace di rapire una bambina. Viene il sospetto che sia stato ucciso. Da chi? E perché?  E qualcosa non quadra per quanto riguarda la madre della bambina. Ora tutto sembra a posto. Tutto risolto. Sembra…

Perché arrivano altre scoperte, altri dubbi, altri assilli, anche sul padre di Martina che ha un’amante. Dunque la faccenda non è così semplice come si sperava. E allora occorre passeggiare, pensare, riflettere. Continuare l’indagine con l’aiuto di tutta la squadra. E, occhio, che le apparenze ingannano. Fino alla fine quando tutti i tasselli sembrano essere al loro posto.

Al centro tra gli amori presenti e quelli passati, tra le gelosie, le invidie, i momenti di commozione, i ricordi che si affacciano improvvisi alla mente c’è il nostro commissario Casabona, capace di scolarsi una mezza bottiglia di rhum ascoltando una canzone di David Coverdale in caso di improvvisa malinconia, o di buttar fuori di getto un “Merda!” quando qualcosa non gli torna. Personaggio vero, sincero, umano, impantanato in certe vite parallele, in un labirinto di vite apparenti e vite nascoste.

Nel labirinto della Vita, insomma, con tutti i casini che si porta appresso. Ma un filo di speranza ci potrebbe essere. Forse. Forse nell’Amore che può resistere anche ai momenti di smarrimento.