Terrarossa di Gabriella Genisi, Sonzogno 2022.

Parto dagli appunti che ho preso durante la lettura. Vediamo che cosa viene fuori.

Lunedì 9 marzo in corsivo abbiamo l’enorme casino creato dal Covid anche a Bari. Tutto stravolto. Fortuna che c’è il mare. Domenica 2 Agosto “Entrate mi sono impiccata” è il cartello posto davanti alla rimessa dell’azienda agricola Terrarossa di Bari. Cadavere di Suni Digioia, giovane imprenditrice della stessa. Suicidio o omicidio? Gatta da pelare per la commissaria Lolita Lobosco, soprattutto se in ferie. Incasinata sentimentalmente con il vicequestore Caruso di Palermo che ha un piccolo neo nella sua carriera. La vittima amante dell’ingegnere Nicola Morisco sposato, niente a che vedere con il cugino con lo stesso nome e lo stesso anno di nascita. Sospettati lui e la moglie. Battibecchi di Lolita con i suoi sottoposti, caratterino niente male. Un ragazzo di colore al funerale, Kenan Ba, ventidue anni, bracciante nell’azienda. La vittima ha avuto rapporti sessuali prima della morte. Amica sua  Marietta, scontri verbali con la sorella Carmela, la madre malata, il padre morto. Ricordi del passato. Pomodori a iosa per fare la salsa. La stuzzicante cucina pugliese. Solito questore rompipalle. Naturalmente colloqui con l’amante dell’uccisa e la moglie. Si scopre che quest’ultima ha tentato di investirla con la macchina. Colloquio con Kenan Ba. Altro suicidio o omicidio, vedremo. Tutto si svolge dal 2 agosto di domenica al 14 agosto di venerdì. Citato l’immancabile Sherlock Holmes. Spunti doverosi sulla città trasformata dalla pandemia. Si sfruttano tutti i mezzi per una indagine accurata e non poteva mancare la telecamera (ormai un classico). Alla casa di Suni viene fuori qualcosa di importante. Il terribile caporalato, la mafia e Suni impegnata nel sociale che cercava di contrastarli.  

Basta. Inutile andare avanti con gli appunti. Abbiamo tutto quello che serve per un buon giallo (qualche mia idea, più o meno simpatica qui https://theblogaroundthecorner.it/2022/03/15/come-ti-costruisco-un-romanzo-poliziesco-4/).

Al centro il personaggio principale, la nostra bella Lolita Lobosco che vive con la gatta Penelope, guida il Maggiolone o la vespa, curata nel vestire, scarpe Loboutin dai tacchi vertiginosi, jeans attillati, capelli sciolti (a volte un tic quando porta una ciocca dalla guancia dietro l’orecchio), battibecchi anche in dialetto con l’ispettore Forte (sorriso), vita amorosa vivacetta e tormentata (vedi il rapporto passato con il magistrato Giorgio Monteforte e pure con Montalbano!) ora con il misterioso vicequestore Giancarlo Caruso che c’è e non c’è. Energica, dura, testarda, momenti di tenerezza e di malinconia attraverso certi ricordi anche dolorosi. Decisa ad andare fino in fondo lottando contro ogni ostacolo in una storia di sofferenze soprattutto per tutti quelli sfruttati, violentati e umiliati dal caporalato e dalla mafia.  

Non aggiungo altro sull’indagine, sugli altri personaggi e su certi particolari più o meno importanti. La testimonianza di Abeba, sorella di Kenan, vale da sola tutto il racconto.

Leggetelo.