Delitti in vetrina di Vernon Loder, Mondadori 2022.

“Come ogni lunedì mattina una folla ansiosa attende davanti ai grandi magazzini Mander, nel West End di Londra, lo svelamento delle vetrine” ricche di interessanti e realistici manichini. Un paio di essi si rivelano fin troppo realistici trattandosi di due esseri in carne ed ossa privi di vita: il proprietario Tobias Mander per un colpo di pistola all’inguine e la lavoratrice Effie Tumour pugnalata alla schiena con un’arma dalla punta sottile e acuminata. Un lavoro ad hoc per l’ispettore Devenish di Scotland Yard, alto, magro, capelli e occhi scuri, carnagione olivastra come un italiano del Sud, aiutato dal vicecommissario Melis.

Come da quarta di copertina si tratta di un caso zeppo di indizi, anzi “Molti, decisamente troppi.” Opera di un dilettante preso dal panico, o di un assassino dall’ingegno diabolico? Per esempio non si trova il proiettile della pistola Mauser rinvenuta davanti ai corpi; c’è una macchia di sangue secco sul pavimento dell’ascensore e accanto un lungo coltello sottile con l’impugnatura avvolta in carta velina; è stato manomesso un microfono; forse l’atterraggio sul tetto di un giroplano (antesignano dell’elicottero) la notte di domenica è solo una montatura per far credere che l’assassino sia arrivato dal cielo…tanto per citarne qualcuno (al lettore l’onere di beccarli tutti).

Abbiamo poi delle situazioni personali piuttosto complicate determinate anche dal comportamento di Mander. Il direttore Robert Kephim era fidanzato dell’uccisa che incontrava, di notte, lo stesso Mander. Il quale, finanziato dalla signora Peden-Hythe, faceva una cresta sulla sicurezza degli impianti. James, il figlio della suddetta signora, lo detestava apertamente perché riteneva e ritiene di averla abbindolata. Cane, responsabile dell’officina, sarebbe l’autentico inventore del giroplano, realizzato dal meccanico  Webley e fregato da Mander che si è beccato i diritti. Abbiamo, tanto per completare il quadro, anche uno strano guardiano notturno che non ha sentito niente e una ricattatrice. Con la domanda che ci assilla sin dall’inizio “Perché abbigliare le vittime in un certo modo ed esibirle platealmente?”.

E allora ecco il nostro Devenish assai determinato nella ricerca, pronto a verificare gli orari, i benedetti orari e i movimenti dei vari personaggi con i loro sentimenti: gelosia, invidia, disprezzo, odio, in un tourbillon di piste vere e false intrecciate con grande abilità. Sempre attento, meticoloso, grande osservatore dell’aspetto e degli atteggiamenti, anche minimi, di chi gli sta di fronte, come pure delle loro parole. A volte può bastare davvero una parola per far nascere un’idea, ed è necessario usare tutte le armi possibili come il bluff per raggiungere lo scopo…

Buona lettura!