Quella vecchia storia di Leonardo Gori, TEA 2022.

“Aprile 1970. È tornato nella sua Firenze, il colonnello Bruno Arcieri, con tutta l'intenzione di restare e di cercarvi un po' di pace. Con l'aiuto amorevole di Marie, la sua compagna francese, ha aperto una trattoria nel cuore medievale della città e vi ha impiegato la sgangherata umanità che l'aveva accolto e aiutato tempo prima, in una comune in periferia. Gli Spostati, sull'insegna nomen omen. Ma il suo sogno viene bruscamente infranto quando scopre che qualcuno ha devastato la cucina della trattoria alla vigilia dell'inaugurazione. Dietro l'enorme frigorifero rovesciato, un cadavere, e Max, il cuoco misterioso, scomparso senza lasciare traccia.”

Non la faccio lunga e cercherò di sintetizzare al massimo, mettendo in luce la sostanza principale del racconto senza andare oltre.

Le prime indagini dei Carabinieri consentono di identificare il morto: Oreste Nesi, sessant’anni di Milano, senza famiglia e altri affetti, picchiatore fascista e poi repubblichino che viveva in una palestra di via Po. Siccome Max aveva detto di aver lavorato proprio a Milano alla trattoria della Pesa, dove c’era come cuoco nientemeno che Ho Chi Minh, il capo dei Vietkong, allora via ad indagare nel casino del traffico di questa città. E poi a Firenze, anche perché, proprio dove abita con la dolce compagna Marie, in un antico palazzo patrizio si possono trovare dei testimoni interessanti…

Dunque saremo di fronte ad una lunga, ininterrotta ricerca dove entreranno in gioco il fascismo, l’antifascismo, i Servizi Segreti deviati, tutto il passato politico e personale che si riversa nel presente, nella vita dei vari personaggi, in primis nel Nostro “Un potente brivido gli attraversò tutto il corpo. Ne ricavò la netta impressione che la guerra e i suoi orrori fossero eventi recenti, appena coperti dalla polvere dorata del miracolo economico,  della rivoluzione giovanile del ’68, della televisione e del consumismo.”

Storie personali, ripeto, dentro la Storia, un passato spesso di violenza, di spie contro spie, morti che non sono morti, tradimento, sopraffazione, prostituzione, specchi, doppi fondi, inganni. Per cui il Nostro non se la sente di giudicare gli altri “Si guardò intorno. Ogni persona presente in quella sala rappresentava una diversa strategia di sopravvivenza alla dittatura, alla guerra, alla stessa condizione umana. C’era chi aveva subito la violenza e l’oppressione e chi era stato dall’altra parte, quella degli aguzzini. Lui, Arcieri, credeva di aver fatto la scelta giusta. Ma non gli mancavano motivi per dubitare di se stesso.”

E ancora ricordi e ricordi fra cui l’ex moglie Elena, la nuova compagna Marie, gli amici e i collaboratori, gli spostati, gli emarginati, la tristezza, la nostalgia, la sensazione dello sbaglio, di aver compiuto un errore, le passeggiate tra le bellezze di Firenze, la musica, le canzoni del tempo, i libri, le trattorie, la grande cucina toscana. In un coacervo inestricabile di sensazioni, sentimenti, pathos e colpi di scena.

Buona lettura.