Andiamo subito al sodo con Il ritorno di Campion di Margery Allingham, Mondadori 2008 perché…ma lo vedrete fra poco. Intanto piccolo spunto “Dopo tre anni al fronte, Albert Campion torna in licenza nella sua casa di Londra. E nel suo letto trova ad aspettarlo, sorpresa macabra, il cadavere di una donna. E’ subito chiaro che la sconosciuta non è morta lì. Infatti è stata portata da Lugg, il fedele valletto di Campion, e da lady Carados, madre di Johnny, celebre eroe della RAF…”.

Dunque Albert Campion. Ma chi è costui? Questo strampalato personaggio (lasciatemelo dire) nasce dalla penna della scrittrice inglese nel 1929 con “Crime at Black Dudley”. Praticamente un intrallazzatore un po’ pazzoide che cerca di sopravvivere con ogni mezzo. Anche illecito senza esagerare. Inoffensivo e stupidotto. Un bischero, detto dalle mie parti. A prima vista che in realtà dietro l’apparente imbranatura nasconde un intelletto coi fiocchi. Avendo, tra l’altro, studiato a Cambridge e provenendo da una famiglia aristocratica. A confondere le acque il suo metro e ottanta, i capelli color stoppa, gli occhi celesti dietro le lenti cerchiate di tartaruga che lo fanno apparire un po’ tonto. Un ricalco, per certi versi, di Lord Peter Wimsey della Dorothy L. Sayers verso la quale si dirigeva l’interesse dell’esordiente Allingham. Ho detto per certi versi che Campion non ha niente di carismatico, né affascina con l’eloquio come il pupillo della più matura scrittrice inglese.

Con il passare degli anni (cioè dei romanzi a lui dedicati) il nostro Campion perde “quel fascino burlesco degli esordi” (Luca Conti), mette la testa a posto e vive con questo Lugg (il nome per intero è troppo difficile) “un magnifico miscuglio di ingegnosità e di coraggio fuori luogo” con “l’aspetto di un soldataccio travestito da borghese” (In “La talpa”, Mondadori 2007). Anche lui con trascorsi poco nobili (ex scassinatore), piazzandosi proprio sopra ad una stazione di polizia nei pressi di Piccadilly Lane, in modo da offrire i suoi servigi come consulente a Scotland Yard. E ci riesce piuttosto bene.

Dunque in questo romanzo del 1945 c’è una donna morta nel suo letto. Per essere più precisi assassinata. E per essere ancora più precisi addormentata con l’oppio e strozzata. E se si vuole cadere nella pignoleria diciamo pure che si tratta della signora Moppet Lewis, moglie del noto ristoratore Stavros ben conosciuto dal nostro Campion. E poi abbiamo la scomparsa di Lugg, una strana telefonata alla polizia, uno strano regalo (una rosa), tesori d’arte rubati, sei dozzine di bottiglie di vino di Borgogna,  un matrimonio in bilico, “piccole gelosie e affetti morbosi” nella famiglia Carados, e insomma il solito guazzabuglio delle storie della Allingham con il Nostro che appare un po’ stanco e sonnacchioso.

 

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