Sbirre di Carlotto, De Cataldo e De Giovanni, Rizzoli 2018.

Senza sapere quando di Massimo Carlotto

La prima sbirra è Anna. Sapremo in seguito che trattasi del vicequestore Anna Santarossa. Per ora la vediamo saltare sul letto con Zeno Degrassi, suo amante e sovrintendente capo in servizio alla frontiera (siamo nell’estremo Nordest). Scopano e bevono, bevono e scopano, alla faccia del di lei marito dentista. E fanno affari sporchi, vendendo “soffiate” alla mafia bulgara. Di fronte ai sottoposti e ai superiori è, però,  “diligente, corretta, colta e gentile.” Figura messa in crisi dall’uccisione orrenda del suo amante. Ora verrà scoperta la sua vera personalità? E potrà salvarsi dalla caccia spietata di criminali? Intrico di mosse e contromosse…

La triade oscura di Giancarlo De Cataldo

La seconda è Alba. Il commissario Alba Doria di Roma. Sui trent’anni, “capelli biondi e occhi verdi solcati da pagliuzze iridescenti.” Un caso particolare, un omicidio inquietante. Visualizzato più volte su You Tube insieme al vicequestore Paolo Petti, amante per una notte. Un ragazzo che spara ai genitori e si butta giù da un terrazzo di corso Trieste con il suo computer, come se obbedisse a un ordine. E c’è un dettaglio che stona, registrato, per ora, in “un’area periferica del cervello.” di Alba. Può venire utile in seguito. Nei meandri del dark web…

Sara che aspetta di Maurizio De Giovanni

La terza è Sara. Aspetta rannicchiata nella macchina. Sara Morozzi, che sa interpretare il linguaggio del corpo delle persone, aspetta e ricostruisce il quadro degli eventi della sua vita. “Chi sei tu? Chi cazzo sei? Io non ho una madre” sono state le ultime parole del figlio abbandonato da piccolo. Che ora si trova lì sul tavolo, ucciso, spezzato in più punti. Qualcuno l’ha preso in pieno con la macchina e, particolare significativo, sembra quasi che lo abbia voluto, buttandosi di proposito. In mano il cellulare. E’ da lì che bisogna partire con le indagini… E ora Sara è lì che aspetta, “ascoltando le folate improvvise di vento gelido che si infrangono sulle poche auto in transito lungo la strada.”

Tre donne, tre sbirre, non più paladine eroiche romantiche. Non più evocatrici di purezza e santità, Non più donne fatali ma invischiate in un mondo sempre più cupo e ossessivo dove l’illegalità, la paura, la ferocia, le fake news, i nuovi mostri del dark web sono diventati il tiranno dell’esistenza umana. Tre donne, tre sbirre, tre vite complesse e difficili. Incasinate, in tutti i sensi. Con i loro problemi esistenziali (rapporto con i figli, con il marito, se è ancora vivo, con gli altri…) e la loro natura sempre in bilico fra il bene e il male, dove predomina l’odio e la vendetta. Pochi bagliori di luce nel buio più assoluto. Perché “Anche l’amore è un inferno.” E così sia.